«Con questa Finanziaria Prodi colpisce la Quercia»

Stefano Filippi

nostro inviato

a Saint-Vincent (Aosta)

Assediato dai nuovi democristiani, Silvio Berlusconi scherza: «È un clima da Aridateci er puzzone». Foto, autografi, strette di mano, assalto al Cavaliere che non si sottrae, perfino un bimbo di otto anni che confessa: «Finché mio papà non mi ha detto che avevi 70 anni, credevo che ne avessi 40». E Berlusconi prontamente fa sedere il piccolo a tavola con lui, mancava il quattordicesimo. «Mai trovato tanto entusiasmo come in queste settimane - confida durante il pranzo - la solidarietà e l'affetto di tutta questa gente mi tengono lontano dalla tentazione di fare un passo indietro».
Nell'intervento che chiude le tre Giornate dell’amicizia organizzate dal partito di Gianfranco Rotondi, Berlusconi strappa ovazioni se accenna a scendere in piazza, ma valuta gli ondeggiamenti della maggioranza, le critiche alla Finanziaria, i sussulti degli ex popolari che non vogliono diventare socialisti europei.
Presidente, che cosa dice di questa Finanziaria che colpisce soprattutto gli enti locali?
«In effetti la manovra va contro i Comuni e quindi curiosamente è contro i Ds, che hanno nelle amministrazioni locali i loro punti di forza. È un caso? Non lo so. Certo non è la prima operazione che Prodi realizza contro la Quercia».
Quali sono le altre?
«Be’, penso alla fusione bancaria tra il San Paolo e Intesa invece che con il Montepaschi, operazione che i Ds non conoscevano. Oppure al caso Telecom e al progetto Rovati: i Ds non erano stati informati che Palazzo Chigi preparava l'intervento della Cassa depositi e prestiti, della quale Prodi aveva già indicato come amministratore delegato un uomo di sua fiducia. Sono posizioni di potere economico-finanziario prodromiche al potere politico».
Il premier vuole farsi un suo partito?
«Prodi è un generale senza truppe che cerca il suo esercito. Mi ha colpito vederlo al Senato parlare di Telecom trascinato dalla sinistra. Era solo, isolato, davanti a una manciata di senatori della sua parte seduti qua e là. Un’immagine emblematica. Vedo che nella Margherita gli ex popolari hanno ripreso una soggettività politica. Sono cose che non fanno mostra di una alleanza coesa. Credo che la Finanziaria sia sfuggita al controllo del governo. A Palazzo Chigi regna la confusione e Visco ha mano libera. C'è materia di riflessione per molti su quello che succede là dentro».
Se il centrodestra voterà qualche emendamento della Margherita alla Finanziaria, si configurerà una nuova maggioranza? E se quegli emendamenti passeranno, Prodi dovrà dimettersi?
«Noi dobbiamo difendere gli interessi del nostro blocco sociale. Non è un inciucio: bisogna trovare il modo di migliorare la Finanziaria, renderla meno dannosa. È una legge che trasuda pauperismo, odio sociale, volontà persecutoria. Con l'Europa che sanziona il deficit oltre il 2,8 per cento, io e Tremonti avremmo fatto diversamente, tagliando un 1 per cento di spese pubbliche. C'è la ripresa, le maggiori entrate erariali dovute alle nostre misure contro l'evasione fiscale garantiscono un punto di Pil in più: perché sottrarre risorse alle imprese e frenare l'economia con 67 aggravi di imposta? Chiudono i negozi che non battono gli scontrini, mettono i ticket, tolgono il 5 per mille al volontariato: sono misure senza senso, se le avessimo prese noi ci sarebbero saltati addosso. Si usa la politica in ossequio alla teoria marxista ottocentesca, togliere a chi ha e dare a chi non ha. Di recente ho letto gli ultimi scritti di Stalin, il suo obiettivo era abolire la moneta. Il decreto Visco-Bersani realizza quel sogno, obbligando a transazioni su conti bancari e carte di credito e trattando i contribuenti come pesci nella rete di internet. E poi c'è quella frase di Padoa-Schioppa, che l'evasione fiscale è un furto. Terribile».
Gli evasori non commettono reato?
«Certo, ma parlare di furto dà il senso di una concezione dei cittadini come sudditi, dove il guadagno è graziosamente concesso dallo Stato. L'evasore tenta di pagare un po' meno i servizi inadeguati offerti dallo Stato, invece la dichiarazione improvvida di Padoa-Schioppa è provocata da un sentimento opposto: c'è la torta dello Stato che viene spartita tra i cittadini».
Scenderete in piazza se Prodi metterà la fiducia sulla Finanziaria?
«Non credo che arriveranno a tanto, sarebbe un fatto gravissimo. Ma a quel punto non potremo sottrarci a chi ci chiede di rispondere con una manifestazione collettiva.

Penso a cortei in ogni capoluogo, è tale la protesta popolare che daremo la possibilità a chiunque di scendere in piazza».
Tutti compatti nel centrodestra?
«Tutti i sondaggi ci danno ampiamente in testa, siamo stabilmente sei punti sopra il centrosinistra. Non è questo il momento delle divisioni».

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