da Roma
Per Alitalia c’è solo «un’ultima chance» che la compagnia non «può assolutamente correre il rischio di perdere». L’ancora di salvezza si chiama Intesa Sanpaolo, o meglio si tratta della strategia di risanamento e sviluppo che l’advisor del vettore sta mettendo a punto.
Il presidente di Alitalia, Aristide Police, non si è perso in giri di parole e all’assemblea degli azionisti, convocata ad approvare una perdita di bilancio di 495 milioni di euro per l’esercizio 2007 (un «annus horribilis»), ha fatto presente che «occorrerà percorrere celermente strade nuove, di vera e propria rottura con il passato».
Ma dove conducono questi percorsi? «Rottura con il passato non significa rottura della società», ha puntualizzato Police, precisando che Intesa Sanpaolo ha ricevuto un incarico preciso di prospettare una soluzione «sostenibile e profittevole di continuità aziendale». Una dichiarazione che non ha squarciato il velo sulle indiscrezioni circolate recentemente secondo le quali la banca guidata da Corrado Passera starebbe studiando una separazione della compagnia in due entità: una «best company» nella quale far confluire i nuovi partner industriali (a partire dalla Air One di Carlo Toto) e una «bad company» sulla quale scaricare debiti ed esuberi.
«Nei prossimi giorni - ha aggiunto il presidente - Intesa Sanpaolo darà le prime indicazioni e poi altre, più concrete, con una certa gradualità. Si tratta di elaborare un piano e poi le aggregazioni a sostegno». Le possibilità che anche operatori stranieri possano entrare a far parte dall’inizio della nuova compagine sono pressoché nulle. «Se ci fossero compagnie estere da subito, sarebbero le benvenute - ha rivelato Police - ma il realismo ci porta a dire che ci saranno imprenditori italiani e, nel medio termine, anche stranieri». La relazione all’assemblea di Police, inoltre, non ha dissimulato un’altra circostanza aggravante della situazione della ex compagnia di bandiera che ha vissuto «un non breve periodo di precaria governance», a causa di un cda decaduto per via della progressiva defezione della maggioranza dei propri amministratori, «i cui effetti certamente si sono sentiti e si sentono ancora». E, in effetti, ieri l’assemblea ha reintegrato l’organo di governo con la nomina di Nunzio Guglielmino, vicepresidente di Poste, e di Tommaso Vincenzo Milanese.
Hanno ovviamente prevalso i nomi proposti dal Tesoro, forte del suo 49,98%, ma un azionista ha cercato di sparigliare le carte proponendo il nome dell’ex consigliere di Alitalia ed ex ad di Eurofly Augusto Angioletti. Tentativo non riuscito. Non si è modificato lo status quo: nessun componente del consiglio di amministrazione ha deleghe esecutive. Insomma, la compagnia continuerà a sopravvivere in attesa dei riscontri dell’advisor grazie al prestito-ponte da 300 milioni erogato dal governo e sul quale l’Ue ha già aperto una procedura d’infrazione (sull’aumento del 1996-2000 il verdetto arriverà il 9 luglio; ndr). Il presidente ha tuttavia assicurato che si sta compiendo un «continuo grande sforzo» verso il risanamento. Nel futuro, ha concluso Police, «non ci sarà più spazio per tatticismi, giochi di potere, ingiustificati privilegi».
Chissà a chi si riferiva. Dalle risposte agli azionisti e dal bilancio qualche cifra, però, è emersa. I comandanti Alitalia percepiscono uno stipendio fisso compreso tra 54mila e 139mila euro annui più una parte variabile media di 33.800 euro.
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