«Questa montagna ci aiuterà anche a prevenire i terremoti»

Boschi, presidente dell’Istituto nazionale di geofisica: «Nonostante le dimensioni, è meno pericoloso di un cratere di superficie»

Matthias Pfaender

La Sicilia ha recentemente scoperto di avere, ad una trentina scarsa di chilometri dalla sua costa meridionale, un immenso vulcano sottomarino in attività. Come è stato possibile non accorgersene prima?
«Il ritrovamento di un apparato vulcanico, anche se di tale grandezza, non deve sorprendere. L’intera area marina dell’Italia meridionale è da sempre una zona ad alta incidenza di attività vulcanica». Così il presidente dell’Istituto nazionale di Geofisica e Vulcanologia, il professor Enzo Boschi, ha commentato la scoperta.
Professor Boschi, la presenza di un vulcano grande quanto l’Etna a poca distanza dalle spiagge della Sicilia non è dunque sorprendente; ma è pericolosa?
«Per principio un vulcano attivo è sempre considerato pericoloso. Non è paragonabile però alla potenziale capacità distruttiva dei vulcani di superficie. Comunque, siamo certamente più al sicuro adesso che prima, quando non ne conoscevamo l’esistenza. Da oggi potremo monitorare il complesso e seguirne gli sviluppi dei processi eruttivi».
Cosa rappresenta ai fini scientifici questa scoperta?
«Si tratta di un tassello molto importante nel quadro dello sviluppo della vulcanologia nazionale. I nuovi dati che trarremo dallo studio del vulcano ci permetteranno di costruire modelli teorici più precisi e funzionali. L’attività vulcanica e quella sismica sono strettamente interconnesse e il poter ottenere una maggior quantità di dati sulla prima consentirà un maggior controllo, nella nostra area geografica, sui terremoti. A questo proposito miriamo ad istituire una rete di sismografi che abbracci tutta l’area vulcanicamente attiva del territorio italiano, che consenta un controllo costante dell’attività dei vulcani, sia terrestri che sottomarini. Proprio oggi abbiamo portato a termine con successo i test su un nuovo sismometro a banda larga, uno strumento importantissimo per il conseguimento di questo obiettivo».
Già, perchè dal 2004 in poi, a sentir parlare di vulcani o terremoti sotto il livello del mare, il pensiero corre subito allo tsunami...


«Non credo sia il caso di preoccuparsi eccessivamente. Un maremoto di quelle proporzioni è causato da un’attività sismica molto forte, che libera in pochi istanti una quantità enorme di energia. Aspetti estranei all’attività sismica sottomarina dell’area italiana».

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