Politica

«Con questa politica estera l’Italia è ridicola»

Al termine applausi da tutta l’opposizione. Fini si alza e va a stringergli la mano. Casini: un discorso molto buono

Adalberto Signore

da Roma

Dieci minuti a capo chino sullo scranno, a rileggere e sottolineare l’intervento conclusivo sul decreto che proroga le missioni militari all’estero. Poi, chiusa la solita cartellina rossa, Silvio Berlusconi si distende e si concede qualche battuta. Con Elio Vito e Sandro Bondi, seduti ai lati. Ma pure con Fabrizio Cicchitto, Giulio Tremonti, Maurizio Lupi, Chiara Moroni e i tanti che vanno a stringergli la mano. Chi per incitarlo a «non mollare», chi per augurargli buona fortuna per il suo primo discorso in Aula della legislatura.
È Fausto Bertinotti a dare la parola al «deputato» Berlusconi, che non si scompone per la consuetudine introdotta dal presidente della Camera che ha deciso di sostituire l’appellativo di «onorevole» con il meno borghese «deputato» (cosa che le settimane scorse aveva scatenato le accese ironie del capogruppo azzurro Vito). Il Cavaliere si alza, aggiusta il microfono e va dritto al punto: «Israele esercita il suo diritto a difendersi attaccando le infrastrutture del terrore, che hanno portato morte e distruzione nella sua terra, nelle sue città, e che minacciano la sua stessa esistenza». E dal governo Prodi «non abbiamo ascoltato una parola di solidarietà verso» il popolo israeliano. Per il bene del Paese, però, «voteremo compatti a favore del rifinanziamento della missione in Afghanistan».
Sul conflitto in Medio Oriente Berlusconi è netto: «La reazione di Israele è direttamente proporzionale alla provocazione che preme ai suoi confini con il metodo odioso della presa di ostaggi e del lancio di razzi sulle abitazioni civili». Poi cita il senatore democratico Chuck Schumer, polemico con quegli europei che ritengono la reazione di Gerusalemme sproporzionata: «Immaginatevi se piovessero missili dall’Italia o dalla Svizzera sulla terza città più importante della Francia...». Peraltro, aggiunge, anche il ministro degli Esteri Massimo D’Alema «ha riconosciuto che l’iniziativa armata è partita dai radicali islamisti di Hezbollah e di Hamas». E ancora: «Dietro di loro c’è il regime cugino di Saddam Hussein a Damasco e uno Stato come quello iraniano, il cui capo nega le camere a gas di Auschwitz e predica la distruzione di Israele».
Scontata la polemica con il governo. Con «il curioso senso delle proporzioni di D’Alema» perché «una seria politica estera si misura e parte da questi dati», ma soprattutto con Palazzo Chigi da cui «non abbiamo ascoltato una parola chiara di severità contro gli aggressori e di sincera solidarietà verso Israele». Nonostante questo, «ci sono momenti in cui le dispute politiche e partigiane che ci separano vanno sostituite da un senso di responsabilità comune». Per questo l’opposizione, spiega, sosterrà «compatta» il rifinanziamento. Perché «il voto sulla missione in Afghanistan dovrà essere la prova che la posizione dell’Italia nel mondo e la sua lealtà verso i propri compiti non sono cose che cambiano a ogni evento elettorale, ma radici profonde del nostro modo di essere e di agire». Con un corollario e tanto di citazione mitologica: «Un Paese privo di una maggioranza stabile in politica estera sarebbe un ircocervo senza capo né coda che la comunità internazionale guarderebbe con un misto di compassione e ilarità, un Paese ridicolo che non possiamo permetterci». Poi, ricorda di aver «sempre sollecitato sulla politica estera la formazione di maggioranze più larghe possibili». Ma, aggiunge, se non sarete autosufficienti «sarà vostra responsabilità indicare una via seria per uscire dalla crisi». Gli applausi arrivano da tutto il centrodestra, compreso Pierferdinando Casini. Gianfranco Fini si alza e gli va a stringere la mano: «Complimenti». E mentre torna al suo scranno incrocia il leader dell’Udc. Che ha anche lui parole di elogio per l’intervento del Cavaliere: «Molto buono, molto buono».
Una stretta di mano e qualche minuto di chiacchiere con Bertinotti sul Milan e la prima giornata del «deputato» Berlusconi si chiude con la corsa verso l’aeroporto di Ciampino.

Destinazione Milano, per la festa di compleanno della moglie Veronica Lario.

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