Politica

«Con questa stampa, povera Italia»

Roma«Non voglio parlare con i giornalisti, altrimenti dovrei dire tante, troppe cose...». Il collegamento in videoconferenza, con le basi militari in Afghanistan, Libano e Kosovo, si è appena concluso. E Silvio Berlusconi ha finito di ringraziare i nostri soldati. Sembra andare tutto liscio, in compagnia di Gianni Letta e Ignazio La Russa. Ma al di là delle transenne, all’interno dell’aeroporto militare di Centocelle, quartiere semi-periferico della Capitale, lo attendono taccuini, microfoni, telecamere. Fosse per lui, prenderebbe pure un’altra uscita pur di non aprire bocca, tanta è la rabbia per il «solito malvezzo» che condanna ormai da tempo. Ovvero, l’attribuirgli, tra virgolette, frasi mai pronunciate, concetti mai neppure immaginati.
Ma tant’è. E sui giornali campeggiano da giorni retroscena e commenti che, in alcuni casi, portano dritti ad una conclusione: ci sarebbe la manina del Cavaliere dietro la penna di Vittorio Feltri, direttore del Giornale. Di conseguenza, ci sarebbe lo zampino del premier dietro il tribolato addio di Dino Boffo dal timone di Avvenire. Ergo, stop all’idillio tra governo e Chiesa, intesa bye-bye tra palazzo Chigi e Oltretevere.
«Figuriamoci! Non è così e con noi non ha mai ostentato preoccupazione», riferisce chi interagisce spesso con il leader del Pdl. «Per il presidente del Consiglio - continua l’esponente della maggioranza - i rapporti con la Chiesa erano ottimi e ottimi sono pure oggi». Insomma, «non esiste in alcun modo il problema che viene raccontato: ecco perché il premier prova fastidio per la continua dietrologia di articoli che è costretto a leggere sui quotidiani». Tanto per capirci: «In concreto, i rapporti con il Vaticano sono solidi, il resto è un effetto mediatico non voluto».
Fastidio, se ci si sofferma ad osservare il suo volto, una volta ricomparso all’esterno dell’edificio - in cui si trovano pure Paolo Bonaiuti e i due sottosegretari alla Difesa, Guido Crosetto e Giuseppe Cossiga - è dire poco. Perché quando a ora di pranzo ascolta da lontano le domande gridate dai cronisti («la lettera di Boffo?», «i rapporti con la Chiesa?»), Berlusconi incrocia le braccia dietro la schiena e sbotta senza mezzi termini: «Credo che possiate leggere sui giornali di oggi tutto il contrario della realtà». Come dire, «abbeveratevi alla disinformazione di cui siete protagonisti». Il Cavaliere fa per andar via, poi torna sui suoi passi e chiude così: «Povera Italia, con un sistema informativo come questo». Stavolta se ne va davvero. E al ministro della Difesa non resta che salutare con la manina e un sorriso tirato.
Capitolo chiuso? In parte, visto che in serata arriva anche una nota ufficiale di palazzo Chigi, per smentire stavolta in maniera esplicita «un’illazione». Ovvero, «che sarebbe intenzione del presidente Berlusconi procedere a un avvicendamento dei vertici dei Servizi di sicurezza: non è vero». È un’ipotesi da lui «mai presa in considerazione, né mai pensata».
Non rimane allora che riferire di quanto affermato dal capo del governo agli ufficiali in collegamento. «In tutti i Fori internazionali - attacca Berlusconi - ricevo sempre complimenti ammirati sui contingenti italiani all’estero, in particolare per i carabinieri. Tutti ci riconoscono la nostra capacità e ne ho parlato recentemente con Barack Obama, che mi ha ringraziato per l’aumento del nostro contingente in Afghanistan, per l’addestramento, per il quale siamo molto bravi». Un pensiero speciale viene dunque affidato al generale Rosario Castellano, capo della missione a Kabul: «Date lustro e orgoglio all’Italia, grazie per il vostro compito».
E ancora. «Noi siamo impegnati al vostro fianco - aggiunge il premier dal Centro operativo interforze - affinché la politica non vi dia fastidio». A seguire, un plauso all’operazione «Strade sicure», grazie alla quale «i cittadini, nelle ultime due estati, si sono sentiti assistiti, protetti e difesi», e per «lo straordinario contributo dei militari nell’emergenza rifiuti a Napoli e Palermo». Si chiude con l’immancabile battuta su Letta: «Io non ho bisogno di Internet, quando devo cercare una cosa, perché ho Gianni che è un “Internet umano”».
Si torna in centro, a palazzo Grazioli. Dove ad attenderlo vi è la «vecchia guardia» azzurra: i coordinatori del Pdl, Sandro Bondi e Denis Verdini, il capogruppo alla Camera, Fabrizio Cicchitto, e il vicepresidente al Senato, Gaetano Quagliariello. L’occasione giusta per riannodare i fili, a vacanze ormai andate, e fare il punto sul calendario parlamentare. Sul tavolo, finisce però pure il nodo Regionali. In particolar modo, la strategia da adottare con l’Udc.

Un occhio a sondaggi e proiezioni, territorio per territorio, con un’avvertenza chiara, però, del padrone di casa: ragioniamo su tutto, caso per caso, in merito ad un’eventuale alleanza locale, ma non c’è spazio per i centristi nel governo.

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