«Questa vicenda è un evidente gioco politico. Sarà pure un caso che sia scoppiata a breve distanza dalle elezioni, ma alle coincidenze io ho smesso di credere . Il fatto è che cè qualcuno che per risolvere certi problemi sceglie strade alternative». Abbonda con gli eufemismi per lanciare un messaggio provocatorio il consigliere regionale del Pdl Donato Robilotta, che di complotto non vuole parlare, ma comunque intravede parecchie zone dombra nellaffaire Marrazzo.
Robilotta, di che problemi parla?
«Le rispondo con unaltra domanda. A chi faceva comodo che il presidente venisse marginalizzato? A noi del Pdl non di certo, visto che stavamo impostando la campagna pensando a lui come avversario e ora ci troviamo a ripartire daccapo».
E a chi giova allora?
«Semplice: a chi Marrazzo non andava bene come candidato, a chi non accettava che, se fosse stato escluso, si sarebbe presentato con una sua lista civica. Lui ha decretato la sua morte politica quando ha affermato che non avrebbe accettato le primarie. Ha fatto terra bruciata intorno a sè».
Proviamo a invertire la prospettiva: l'attuale maggioranza aveva soltanto paura di perdere?
«Diciamo che ora è più praticabile una soluzione centrista, con alleanze che strizzano un occhio al mondo cattolico».
Però è arrivata l'autosospensione.
«Sì, che è una finzione, un istituto non previsto dalla normativa regionale. Il presidente resta Marrazzo a tutti gli effetti».
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