Ma questa volta Carla non sfila: dopo le voci arriva la smentita

La top model non accompagna il nuovo partner. I pettegolezzi su un viaggio in coppia anche nell’entourage presidenziale

Ma questa volta Carla non sfila: dopo le voci arriva la smentita

La grande illusione. Gran bel film. Ma film. Carla Bruni non parte, resta a Parigi, lo ha detto lei stessa, parole senza musica, testo breve, smentita di qualsiasi notizia relativa e inerente.
Insomma Nicolas Sarkozy arriva oggi a Roma come un uomo solo al comando. La sua dolce, inquietante, eccitante, fate un po’ voi il resto, fiamma non lo accompagnerà nella visita ufficiale. Niente Vaticano, niente palazzo Chigi, niente defilé a cena e magari in una discoteca di tendenza. La poco cerebrale e molto sensuale, secondo sua stessa ammissione, la patriota della poligamia e della poliandria, idem come sopra, ha capito che non era il caso di farsi prendere a pernacchie. In una recente filosofica e raffinata intervista, una delle tante sue, ha confessato che nella vita le piace sfiorare il precipizio senza mai cascarci dentro. Così ha fatto in quest’ultima occasione. Ha fatto vedere un pezzo di gamba, ha tirato appena su la veste, ha sussurrato come soltanto lei, dopo Françoise Hardy sapeva sussurrare, che il viaggio non fa parte dei suoi programmi.
In verità la chanteuse di Torino non aveva mai ammesso di voler seguire l’amato amante. In verità era stato il cosiddetto entourage, nel vero senso del termine, di monsieur le president a mettere in circuito la pruderie, così, tanto per tenere alta la tensione, per far dimenticare ai francesi, dicono i malignazzi,la recente visita interessata del colonnello libico Gheddafi.
Voilà, una storia di femmine è servita alla bisogna, a Parigi, abituata ai fumi delle boîtes e alla coppia aperta, non aspettavano altro. Negativo. I francesi amano la chanteuse, un po’ meno la femme fatale, la copine del presidente. Perché una cosa è la melodia, una cosa è l’insinuazione cantata, un’altra l’esibizione all’Eliseo, la sfilata niente affatto di moda. E così i cortigiani di Nicolas sono rimasti fessacchiotti, con il cerino acceso in mano, rischiando di finire come la pulzella di Orleans, smentiti via tivvù dalla stessa italiana.
In fondo un po’ di gusto lo dobbiamo provare anche noi, una nostra compatriota che spiazza i francesi è il bis di Berlino, della notte mondiale del pallone, e stavolta non possono nemmeno reagire con un colpo di testa.

Anche perché un colpo di testa lo ha avuto il presidente, per questa fanciulla che è davvero bella, sarà anche stronzetta come hanno scritto certe stronzette di casa nostra nemmeno affascinanti come la Carla, sarà anche arrogante, presuntuosa, fredda e distante, ma che volete di più? Viene da una famiglia agiata (così si usava dire e scrivere quando l’agio apparteneva ai rari), a cinque anni se ne è ita a Parigi, ha studiato alla Sorbona, si è ritirata prima del dottorato perché la sua linea e la sua beltà sarebbero state più utili agli stilisti che ai docenti, ha portato a casa denari da arrivare alla cima della Tour Eiffel, si è concessa gli uomini più fichi del mondo, ha preso in mano la chitarra a piedi scalzi come Sandie Shaw dei miei tempi, ha ancora aumentato il conto corrente cantando, direi ansimando, quasi un orgasmo, parole dolci ma da bastarda dentro, dunque dopo tutte queste cose qui volevate, volevamo anche che scendesse in campo a Roma, davanti a spalti gremiti, con gli occhi gelosi delle damazze italiane, lo sguardo godurioso dei politici e politicanti che giurano fedeltà alla Costituzione e un po’ meno alla propria mugliera?
Rien ne va plus, mademoiselle Carlà Brunì, con due accenti come i francesi usano da sempre (Platinì, Bravò, Genghinì, Venturà, Reggianì) osserverà Nicolas in tivvù, lo chiamerà al telefono, magari scriverà per lui una canzone. E a noi, che eravamo in attesa della bambina gesù, non resta che smontare il presepe.

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