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Questa volta Zauri decide senza inganni

Marcello Di Dio

da Roma

Una squadra nel destino, la Fiorentina. La carriera di Luciano Zauri rischiava di essere compromessa da quel gesto antisportivo del maggio scorso nel match dell’Olimpico contro i viola: una parata di pugno sulla linea sfuggita all’arbitro Rosetti che impedì ai gigliati di conquistare tre punti fondamentali nella corsa salvezza. E che macchiò l’immagine del terzino abruzzese. Ieri Zauri si è ritrovato davanti alla stessa porta dopo la corta respinta di Frey sul tiro di Manfredini e ha cancellato il brutto episodio, segnando il gol-vittoria. Una rete quasi storica, la Lazio non vinceva quattro partite di fila in casa all’inizio del campionato addirittura da 63 anni. «È finito un incubo, quel gesto non lo farò mai più nella mia vita, sono contento per il gol che ha finalmente pareggiato i conti e che dedico a Ilario, un ragazzo abruzzese che non sta bene», dice Zauri, uno dei protagonisti principali della partita.
Sì, perché la Lazio di Rossi è quella degli Zauri, dei Dabo e dei Liverani (ottimo orchestratore di gioco), insomma di un gruppo che magari non avrà grandissime qualità tecniche, ma un furore agonistico impressionante. Almeno quando gioca all’Olimpico. Ma è anche la Lazio di Angelo Peruzzi, che non a caso Lippi ha ripescato per la nazionale come vice Buffon. Ieri due parate nel finale su Bojinov e sulla girata di Toni che gli costano una forte contusione al fianco destro, ma che salvano il risultato. Così come era successo con Messina e Treviso nelle settimane scorse. E la forza del collettivo si vede quando tutti, dopo il gol, abbracciano il tecnico Delio Rossi, alle prese con problemi di famiglia.
La vittima di turno dei biancocelesti è la Fiorentina, ridimensionata nelle ambizioni di vertice al termine della peggiore partita stagionale. I viola, al secondo stop in campionato, dimostrano di non essere ancora squadra matura in trasferta. Toni resta a secco «soffocato» dalla coppia Cribri-Stendardo, la difesa incassa un gol come accade dall’inizio del torneo, il centrocampo non riesce a costruire nessuna azione di rilievo. L’ex Fiore, premiato dal pubblico della Nord con una targa, paga il nostalgico amarcord e Prandelli prova anche la carta Jorgensen al posto di un Pazzini evanescente. «Per la prima volta mi sono arrabbiato, a tratti ho visto la squadra poco concentrata – dice il tecnico viola -. Eravamo corti nel primo tempo, troppo lunghi nel secondo». Ci sarà tempo per rifarsi, i mezzi ci sono e i giocatori anche. In casa Lazio, invece, si pensa già al derby di domenica prossima contro una Roma in crisi. Di Canio, ieri uomo assist per Rocchi fermato dagli interventi di Frey, mentre esce dal campo indica il numero sette ai tifosi, ovvero i giorni che mancano alla stracittadina.

«Partita nella quale voglio vedere lo stesso furore evidenziato con la Fiorentina», sottolinea il presidente Lotito.

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