Un'Olimpiade che nasce da un clamoroso autogol. Uno stop alla candidatura di Roma 2024 deciso dall'allora sindaca dei Cinque Stelle Virginia Raggi quando pareva ormai fatta e che Giovanni Malagò non ha mai digerito, tanto da ripeterlo più volte: "Milano Cortina 2026 nasce dalle ceneri di un disastro, di una follia di una precedente amministrazione comunale che prevedeva che dovevamo fare i Giochi estivi a Roma". Il grande mattatore è lui, il presidente della Fondazione Milano Cortina ed ex numero uno del Coni. Perché Malagò, schiumata la rabbia e anziché piangersi addosso per l'occasione persa, in silenzio ha lavorato per regalare all'Italia l'"Olimpiade dei territori", come viene chiamata al Cio. Giochi che sono già entrati nella storia in quanto i primi con doppio nome e doppio braciere olimpico nelle due città, ma che alla fine saranno distribuiti su più sedi della Lombardia, del Veneto e del Trentino-Alto Adige. "Saranno i Giochi più diffusi di sempre", ha ribadito di recente Andrea Varnier, amministratore delegato della Fondazione. L'Olimpiade dei territori unirà i cuori degli italiani in un unico respiro. "Rappresenteremo un nuovo modello di fare i Giochi". L'altra legacy, come dicono gli inglesi, riguarda le infrastrutture e gli impianti che verranno utilizzati durante i Giochi e che poi resteranno accessibili all'intera comunità. I cantieri olimpici sono guidati da Simico, la società pubblica nata per realizzare le infrastrutture dei Giochi e da cui dipende il rispetto dei tempi. "I lavori saranno completati come da cronoprogramma", assicura l'ad e Commissario straordinario Fabio Massimo Saldini. Da un membro Cio come Malagò a un membro onorario come Manuela Di Centa, che ha scritto la storia dei Giochi. L'ex fondista ha raccolto sette medaglie in tre edizioni olimpiche e cinque soltanto a Lillehammer '94, dove ha vinto due ori. Inoltre, ha alzato due Coppe del Mondo nel 1994 e nel 1996 e conquistato sette medaglie ai Mondiali. Non solo, ha contribuito a rendere glamour la propria disciplina, anche per la rivalità con Stefania Belmondo. Giorgio Rocca è stato un campione di slalom capace di riaccendere l'entusiasmo dopo Tomba e la Valanga Azzurra.
Le sue undici vittorie in Coppa del Mondo tra i pali stretti restano un bottino strepitoso per l'ex azzurro che però nei Giochi di casa, dove arrivava con grandi aspettative, è caduto nella prima manche e ha visto così evaporare il proprio sogno. Un sogno realizzato invece quattro anni dopo, sempre in slalom, da Giuliano Razzoli a Vancouver, nell'Olimpiade del debutto. Quell'oro resta l'ultimo dello sci alpino al maschile.