È «classico», si dice, ciò che non invecchia. Quindi è «classico» ciò che si mantiene o giovane o nel pieno della maturità, essendo gioventù e maturità, rispettivamente, le stagioni della forza e della profondità, dellenergia fisica e della solidità intellettuale. Ma non invecchiare e restare giovane o maturo non significa permanere in uno stato di ieratica immobilità. Le cellule di ogni «classico», organismo complesso ed equilibrato come una statua di Fidia o una sinfonia di Mozart sono, sotto la sua epidermide, in perpetuo movimento e rinnovamento, pur lasciando (e in ciò risiede la magia immortale) lorganismo tale e quale. Insomma è come se il «classico», animale molto evoluto, possedesse nel Dna capacità di adattamento a ogni spirito del tempo e a ogni ambiente. O forse no, forse sono i tempi e gli ambienti, dei quali lanimo umano è spia e termometro, a non cambiare mai, e a esser destinati a vivere nel ritratto che di essi fornisce il «classico».
Un ritratto, una fotografia che vive, pulsa, si muove, si sposta. Questo è un grande libro. Perciò tornare ai classici vuol dire tornare a noi stessi, chiedersi «dove eravamo rimasti?», anzi «a che punto siamo?». Ce lo spiegano, fra gli altri, Dostoevskij e Dumas, Kafka e Conrad, Flaubert e Lawrence. E poiché la nostra identità non va mai in vacanza, ci accompagna sempre e ovunque, rivolgerci a loro, dialogare con loro è il modo migliore per trascorrere ore piacevoli e istruttive. Cade dunque a puntino, nella stagione estiva, la nuova iniziativa del Giornale dedicata ai classici della letteratura. Vi troveremo molte figure che abbiamo imparato a conoscere bene per diretta o indiretta esperienza: la Colpa e lAvventura, lAmore e la Passione, il Mistero e la Paura, la Natura e la Politica, il Delitto e il Perdono... Ci rivedremo in loro come davanti allo specchio.
Sarà come ritrovare vecchi amici o incontrarne di nuovi.
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