Ma in questi tempi senza tempo è ormai l’unica isola del tesoro

È il giorno più ladro. La domenica rubacchia tempo qua e là, a tutti gli altri colleghi della settimana. Senza ritegno, perché non è momento di rimpianti e riposi perduti. C’è il sonno, certo. Ma poi, una volta alzati, c’è subito il vaglio delle possibilità. Perché la domenica, per farla fruttare, dev’essere organizzata nei dettagli. Non è giorno per ciondolare fra le inattività. Deve rendere per forza, deve portare a un risultato, anzi, a molti risultati: sacchetti pieni di vestiti, accessori, cianfrusaglie, oggetti per la casa, cibo, bibite, libri, cd, dvd, videogiochi, riviste, giocattoli. Tutto quello che serve, o che desideri, e non hai mai un minuto per cercare e comprare.
La domenica del Duemila si divide fra supermercato, cinema, palestra, negozi, bar, calcetto, locali, centro commerciale, mobilificio, outlet fuori città. È condannata a essere così, vittima della routine degli altri giorni, che non lasciano tregua fra lavoro, cene da cucinare, panni da lavare, impegni da rispettare, orari che affannano solo a pensarci. La domenica è l’unico giorno che c’è rimasto. Per tutto.
C’è quel vestito che ti serve, e quello che ti è piaciuto tanto, ma vorresti dare un’occhiata in giro, prima di comprarlo; magari, poi, capita che trovi anche un paio di scarpe. È un mese che rimandi, un po’ come per quelle mensole che servirebbero in salotto. O quel regalo di compleanno che si avvicina e, ormai, è fra tre giorni. Inutile dire che lo comprerai in settimana perché, dopo il lavoro, ogni giorno è già blindato: è già tanto se riesci ad andare al compleanno.
Basta segnare tutto sull’agenda della domenica, rifugio infinito di ciò che non hai fatto: sport al mattino, pranzo veloce (in casa o fuori, a seconda del programma), un po’ di shopping nel primo pomeriggio, oppure dopo le cinque, a fine partite. Autunno-inverno-primavera: tutto un campionato, con poche eccezioni. Però la partita non è più sinonimo di stadio o di radiolina appiccicata all’orecchio: c’è la televisione, puoi vedere tutti i gol dal divano, puoi perfino tentare di fare un po’ di conversazione. Lui guarda, sbraita, commenta, insulta; lei si fa i fatti suoi. Magari una lavatrice, magari esce con le amiche, magari si esce direttamente dopo. Alle cinque, comunque, il pomeriggio è ancora lungo. E siano lodati i negozi aperti: puoi andare in centro a setacciare tutte le vetrine in cerca di una camicetta o un paio di jeans, puoi finalmente comprare l’auricolare per il cellulare, che l’hai perso da tre mesi, puoi far finta che sia Natale, ed entrare ovunque. Senza la coda dei saldi o delle feste, però.
Quando ti senti troppo frivolo, c’è anche il tempio in cui i soldi spesi non ti fanno sentire in colpa: la libreria, sempre aperta, faro sicuro di ogni domenica in città. Fa coppia con il supermercato: quel posto che non ti lascia mai con lo stomaco vuoto, che salva la cena anche ai più smemorati e disorganizzati, l’importante è ricordarsi che la domenica è aperto fino alle otto, non fino alle nove. Per il resto, l’appuntamento è quasi fisso, lo confermano pure gli incassi, secondi solo a quelli del sabato.
La domenica è anche fuori città, a volte. Può essere il mare con gli amici, o la montagna. Oppure l’outlet, che è una scelta precisa: una giornata per comprare, senza ritegno, senza remore, perché c’è lo sconto, l’affare, e chi può resistere? Se la domenica non lavori, puoi perfino rilassarti.

Un aperitivo, un film al cinema, una cena coi genitori o con gli amici. Ma solo se c’è tempo. E non è detto: la domenica del Duemila è avida, e si mangia tutto. Tempo e denaro. Poi ricomincia il lunedì, leggero leggero.

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