(...) Perchè segna la svolta rispetto al Biasotti concentrato (troppo concentrato) su Terzi Valichi, Iit e massimi sistemi che - nonostante le grandi idee e la voglia di volare alto - ne hanno fatto un governatore a tratti troppo staccato dal suo popolo. E segna anche una decisa inversione di marcia rispetto al Biasotti che, umilmente, si è rimesso a lavorare da capo, ventre a terra, come lultimo dei peones a Montecitorio. Totalizzando ottimi risultati di partecipazione al voto (secondo solo allirraggiungibile Roberto Cassinelli, che ormai è quasi un tuttuno con il suo banco della Camera, una specie di essere mitologico metà deputato e metà scranno), ma anche un grande apprezzamento dei colleghi per la serietà del suo lavoro. Anche e soprattutto quello in commissione Trasporti.
Confesso, anzi, che vederlo così preso e compreso nel lavoro di deputato a Montecitorio, in qualche modo mi preoccupava. Temevo che, in qualche modo, si appassionasse troppo al lavoro alla Camera. E, soprattutto, che questo suo darsi da fare nel lavoro nuovo, lo indebolisse allontanandolo definitivamente dal territorio ligure.
Invece, quel banchetto dove cambiavano i comprimari - da Enrico Cimaschi ai ricci vaporosissimi di Lilli Lauro, da Franco De Benedictis a Andrea Cevasco, da Walter Centanaro a tanti altri eletti arancioni nei municipi e semplici militanti - ma non Biasotti, che non ha mollato la postazione nemmeno per un secondo (ma non avrà necessità fisiologiche?), a mio parere è la vera investitura a candidato presidente della Regione per Sandro. Addirittura più forte del discorso, a sorpresa, di Claudio Scajola alla seconda convention di Varazze.
Così come è addirittura più forte del ritrovato feeling scajolano lessere praticamente ovunque di Biasotti durante la campagna elettorale per le europee e le amministrative, da Ventimiglia a Ortonovo, accolto dappertutto da un popolo che lo incoraggiava. A tratti, più che nel 2000, quando Sandro portava con sè la forza della novità. E, certamente, molto più che nel 2005 quando ha creduto che gli bastasse andare in televisione per dare conto del suo buon governo. Non cè niente da fare: un minuto in mezzo alla gente, vale mille volte di più di ore in televisioni, magari a rispondere a domande sullultima proposta di riforma della legge elettorale e sul «listino del presidente» che tanto appassionano i giornalisti di casa nostra.
Il marciapiede vale di più. Perchè se il discorso del ministro dello Sviluppo Economico e leader indiscusso del Pdl ligure aveva messo il suggello politico sotto il nome di Biasotti, il banchetto di via Venti è la ceralacca popolare. La certificazione in carne, ossa e sudore che non cè alcun candidato alternativo. A meno che spuntino «tavoli» nazionali per la Lega, al momento non prevedibili e nemmeno auspicati dal leader leghista ligure Francesco Bruzzone, che in tutta questa vicenda si è sempre dimostrato assolutamente leale.
Insomma - a meno di cataclismi politici che, ad oggi, nessun sismografo può nemmeno lontanamente prevedere - Sandro Biasotti ha tutte le carte in regola per essere il candidato presidente della Regione del Pdl, forte di una coalizione il più possibile coesa, compatta e libera da liste e listarelle che non avrebbero nessun valore aggiunto politico, ma rischierebbero di essere solo zavorra, allontanando più elettori di quelli che avvicinerebbero.
Sulla sua strada, poi, Sandro troverà Claudio Burlando. Il più insidioso, capace (di tutto), trasversale, manovriero, politico e intelligente degli avversari. Ma battibile da questo Biasotti.