«Mi sono molto spaventata, stavo per lanciarmi verso di lui, ma mi sono sentita sollevare di peso dalla scorta, che mi ha portato via». Mariastella Gelmini era a pochi passi da Silvio Berlusconi quando il presidente del consiglio è stato aggredito. Il ministro dell’Istruzione, che è al quinto mese di gravidanza, è ancora confusa: «Sono sconvolta da quanto è accaduto. Lui stava stringendo mani e questo gli ha sferrato un pugno talmente forte da farlo accasciare. C’è stato un lungo momento in cui abbiamo temuto che fosse una cosa organizzata, un attentato». Racconta la reazione della folla: «L’aggressore ha rischiato il linciaggio, la situazione era tesissima». La Gelmini è preoccupata per il futuro: «Purtroppo è fin troppo facile che personalità fragili si lascino condizionare dal clima di dissenso e di rissa che si respira nel Paese».
Vuol dire che a scatenare l’aggressione è il clima politico?
«C’è un clima di aggressione verbale al presidente del consiglio che diventa anche incitazione all’odio. È importante ribadire il rispetto delle istituzioni, sottolineando che il premier è una figura istituzionale che rappresenta il Paese».
Si sente di indicare i responsabili di questa campagna di incitazione all’odio?
«Se si continua a chiamarlo mafioso, nemico da abbattere, delinquente, come fanno Antonio Di Pietro e l’Italia dei valori, ma anche esponenti del Pd, non ci si può sorprendere di conseguenze come questa. Non riescono ad abbatterlo politicamente e allora si vendicano ricoprendolo di insulti e contumelie. È indispensabile far prevalere il senso di responsabilità e chiedere rispetto anche per il presidente del consiglio!».
Da ministro dell’Istruzione, lei è spesso oggetto di contestazioni pesanti. Ha mai avuto paura?
«Ho paura di una stagione di disordini come negli anni Settanta, che mette a rischio la sicurezza delle persone. Si rischia continuamente lo scontro fisico. Ogni giorno abbiamo a che fare con frange estremiste che creano scontri e problemi di sicurezza, si teme sempre di arrivare alla rissa. A agire sono esponenti della sinistra radicale e dei centri sociali, persone che scatenano un clima di odio contro le persone. Hanno scritto e urlato di me cose di cui la più gentile è “Gelmini mangia i bambini”. Il mio timore non è solo personale, riguarda tutti».
È in gioco la sicurezza dei cittadini?
«È un tema che ci preoccupa come governo, tanto che stiamo pensando a un disegno di legge in materia. Proprio in queste ore parlavo con il sindaco, Letizia Moratti, che mi parlava della responsabilità dei centri sociali nei gravi fatti di piazza Fontana. Non è possibile che a ogni manifestazione ci sia gente che urla, lancia invettive e parolacce».
Qual è la sua proposta per svelenire il clima?
«È necessario inasprire le sanzioni, non è accettabile che chi fa cose del genere se la cavi con una semplice ammenda. Se uno non è d’accordo con Silvio Berlusconi, organizzi una manifestazione contro di lui, ma ostacolare le manifestazioni altrui in modo violento è un comportamento non legittimo e che va seriamente sanzionato».
Insomma, un provvedimento antiviolenza alle manifestazioni?
«Il dissenso rispetto a provvedimenti normativi non graditi e il diritto di critica vanno tutelati, ma gli atti violenti devono essere impediti. Io dico: fermiamoci, finché siamo in tempo».
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