«Questo governo non rispetta il Parlamento»

Paolo Cirino Pomicino*

Signor Presidente della Camera Fausto Bertinotti,
la Legge Finanziaria presentata dal Governo alla Camera tocca punte mai raggiunte per la quantità, la complessità e la eterogeneità del testo iniziale e pone un problema del tutto inedito di compatibilità con le procedure parlamentari previste dalla sessione di bilancio.
300 pagine di articolato con minuziose modifiche ordinamentali in alcuni settori sono, nei fatti, incompatibili con i tempi rigorosamente scanditi e contingentati della sessione di bilancio.
La natura prevalentemente ordinamentale ed estremamente analitica del testo toglie ogni giustificazione all’esproprio delle competenze delle Commissioni di merito da parte della Commissione Bilancio, motivato solo se i fini sono essenzialmente e rigorosamente legati alla manovra economica e di finanza pubblica.
Non a caso, la procedura di bilancio prevede con la legge finanziaria la possibilità di presentare uno o più provvedimenti ad essa collegati, cui si applicano naturalmente analoghe garanzie quanto ai tempi di approvazione ed alla ammissibilità degli emendamenti. Il governo ha il diritto ed il dovere di presentare al Parlamento la manovra economica che ritiene più opportuna, ma ha il dovere di rispettare il Parlamento e le sue procedure. Ciò implica l’obbligo e non la facoltà di utilizzare tutta la strumentazione prevista dalla legge, usando i diversi strumenti secondo la logica propria di ciascuno. Altrimenti si sottrae, volutamente e dolosamente, alla Camera ed alle sue Commissioni il parallelo diritto/dovere di conoscere adeguatamente le questioni sottoposte alla loro valutazione e alla loro sovrana decisione.
Delle due l’una, allora: o il governo concorda nel trasformare in più disegni di legge collegati l’immenso testo dell’attuale legge finanziaria o dovranno essere necessariamente aumentati i tempi della sessione di bilancio. Diversamente neanche la commissione Bilancio avrà il tempo di rendersi conto degli effetti delle singole norme, mentre all’Aula, nel successivo dibattito, sarà nei fatti impedito di esprimere una volontà democraticamente significativa su ciascuna parte del disegno di legge.


Le sarei grato se volesse affrontare questo intricato nodo che a mio giudizio rischia di trasformare la sessione di bilancio da una procedura voluta e regolata dal Parlamento in un vulnus alle sue prerogative, quelle che misurano il grado di democrazia del processo decisionale in qualsiasi ordinamento.
*Presidente gruppo parlamentare Dc-Psi

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