Cultura e Spettacoli

Questo è un libro che ha superato l’esame del tempo

Rothbard è stato il primo ad attribuire importanza al fatto che negli anni Venti, e ancora di più negli anni Trenta, l’attitudine del governo fu quella di pianificare, interferire, ordinare e spronare. Si trattava di uno dei postumi della Prima guerra mondiale. Anteriormente al suo ingresso, nel 1929, alla Casa Bianca, Hoover aveva raggiunto negli anni della guerra un rilievo mondiale tramite la gestione dei piani d’aiuto e aveva poi svolto incarichi economici importanti durante gli anni Venti. Era un uomo nato per pianificare, interferire, ordinare e spronare.
Da ministro, Hoover era stato l’unico a espandere costantemente quanto a potere e dimensioni il proprio dicastero. Egli aveva permanentemente insistito con i presidenti Harding e Coolidge affinché assumessero un ruolo più attivo nell’amministrare l’economia. Coolidge, un genuino sostenitore del governo minimo, ha lamentato: «per sei anni quell’uomo mi ha dato consigli non richiesti, tutti cattivi». Quando infine divenne Presidente, Hoover mise in pratica quegli stessi consigli e trasformò la Casa Bianca in un vero strumento d’interferenza: prima iniettando maggior credito in un’economia già surriscaldata e poi, quando la bolla scoppiò, facendo tutto quanto era in suo potere per scagionare la mano pubblica dalle sue responsabilità.
Grazie all’acume di Rothbard, vediamo ora che il periodo in cui alla Casa Bianca ci furono Hoover e Roosevelt fu un vero continuum. Le «innovazioni» del New Deal furono in effetti espansioni o intensificazioni delle soluzioni (o pseudo-soluzioni) di Hoover. L’amministrazione di Franklin Delano Roosevelt si differenziò da quella del predecessore solo per due importanti aspetti: ebbe infinitamente più successo nella gestione delle proprie relazioni pubbliche e spese molti più soldi dei contribuenti. Secondo Rothbard, l’effetto netto del continuum politico che da Hoover giunge a Roosevelt fu di rendere la crisi più grave e prolungarla di fatto per tutti gli anni Trenta. La Grande Depressione non fu un fallimento del capitalismo, ma dello Stato iperattivo.
Non rovinerò il piacere al lettore entrando più approfonditamente nei dettagli delle tesi di Rothbard. Il suo libro è un tour de force intellettuale per il fatto che consiste, dall’inizio alla fine, di una tesi prolungata, presentata con logica inflessibile, abbondanti spiegazioni e grande eloquenza. Conosco pochi libri che rendono così vivo il mondo della storia economica e che contengono così tante lezioni convincenti e valide anche oggi.
Si tratta anche di una miniera di conoscenza ricca e poco diffusa. Suggerisco ai lettori di esplorare pure le note, che contengono molte deliziose citazioni di quei giorni grandi e folli di tre quarti di secolo fa. Non sorprende che il libro sia arrivato a una nuova edizione.

Ha superato l’esame del tempo con successo, anche con spavalderia; e sono onorato di essere stato invitato a presentarlo a una nuova generazione di lettori.

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