Questo sarebbe un uomo di governo?

Questo sarebbe un uomo di governo?

Poi, alle 17.14, nell’emiciclo della Camera, si alza dallo scranno un invasato che, leg­gendo dei fogli spiegazzati e incespicando nelle parole, sbavando (più o meno meta­foricamente), strabuzzando gli occhi e gesticolando come fosse all’osteria, sputa insulti e contumelie che blandamen­te il presidente Fini finge di stigmatizzare, lasciandolo co­munque blaterare. E mentre Di Pietro si avvia a concludere la sua esagitata concione, ti chiedi come a qualcuno possa essere venuto in mente di farne l’unico alleato del principale partito d’opposizione. E come qualcuno, anche oggi, possa essere disposto a partecipare con lui a un governo: tecnico, balneare, a scadenza, scaduto o come diavolo volete chiamarlo. Poco dopo le fatidiche cinque del pomeriggio, ieri in Parlamento si è esibita non l’antipolitica, ma la negazione della politica. Lo spettacolo di un uomo spaventato che urla più forte che può per non far percepire agli altri la sua paura. Di un padroncino di partito che finora ha campato, e bene, grazie all’evanescenza del resto dell’opposizione, spacciandosi, con grande sprezzo del ridicolo, per il custode unico della legalità. E adesso si vede insidiato da due degni compari che, a loro volta senza averne alcun titolo, minacciano di scippargli la ragione sociale. Stretto tra Grillo da una parte e Fini dall’altra, il trattorista molisano fiuta il pericolo e fa quel che sa fare meglio: strilla e insulta. Tanto glielo lasciano fare. Anzi, in attesa di provare a portargli via gli elettori, pensano anche di potersi sedere con lui alla greppia di un esecutivo che abbia come unico obiettivo il furto con scasso della volontà degli italiani. Così, gli stessi che inarcano il sopracciglio sdegnati alle grossolane battute di Bossi, si godono senza obiezioni e con intimo divertimento l’imbarazzante show dell’oltraggio al premier e al Parlamento. Mentre l’ex poliziotto riesce nella difficilissima impresa di sembrare la macchietta di se stesso, costretto com’è ad alzare i toni all’inverosimile per non essere confuso con un Granata o un Briguglio qualsiasi.

Ma se sul Colle c’è ancora un garante, quello che è andato in onda ieri alle 17.14 è in realtà solo il funerale di qualsiasi ipotesi di governo tecnico. Rien ne va plus: con il teppista di Montenero di Bisaccia non si può. Dopo Berlusconi ci sono solo le urne.

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