«Mai più senza una prima». Marta Vincenzi ha mantenuto la promessa. Ieri sera alle 20.30 è arrivata al Carlo Felice dove era in programma la prima de «Il cappello di paglia di Firenze», annullata per lo sciopero dei dipendenti. «È stato uno schiaffo al lavoro che stiamo facendo insieme» ha detto il sindaco appoggiato alla balaustra sopra la buca dellorchestra.
Prima del suo discorso lorchestra aveva eseguito louverture dellopera annullata. «Ringrazio i musicisti e i dipendenti del teatro che questa sera hanno lavorato - ha detto poi la Vincenzi vicino al sovrintendente Gennaro Di Benedetto - questa prima annullata ci costerà 120/150mila euro. E soprattutto farà perdere la fiducia nel teatro».
Ad ascoltarla sono arrivati in pochi. La settantina di persone sedute in platea sono quasi tutte dipendenti del teatro. «Lavoro da venticinque anni nel coro e ho sempre partecipato agli scioperi - racconta una di loro - ma questa volta la protesta era inutile». Due poltrone più in là siede unabbonata del Carlo Felice. «Avranno delle buone ragioni, ma questo sciopero è incomprensibile - si sfoga - Sono venuta per capire che cosa sta succedendo». E il sindaco prova a spiegarlo ricordando le difficoltà economiche del recente passato («Dal 2005 al 2007 sono diminuiti i fondi, noi vogliamo aumentarli»), ma si scaglia ancora contro i sindacati che hanno indetto la protesta: «Anche chi lavora al Carlo Felice deve sentire il peso del momento delicato. Ricordiamoci delle tante fabbriche chiuse in città, dobbiamo imparare».
La lite fra sindacati e i vertici del teatro si trascina da mesi. Lo sciopero doveva scattare il 19 ottobre, in occasione della prima dei «Vespri siciliani». Allora, il sindaco ottenne un mese di tregua per avviare la riforma del teatro. Giovedì scorso il consiglio di amministrazione del Carlo Felice (a capo del quale cè il primo cittadino di Genova) ha approvato la nuova linea: più poteri allo stesso Cda (riducendo il ruolo del sovrintendente), nomina di un nuovo direttore artistico e lincarico a due consiglieri di riaprire la trattativa con i sindacati, entrati spesso in conflitto con Di Benedetto. Allo Snater (sigla che raccoglie adesioni soprattutto nel coro) non è bastato e ha indetto lo sciopero. A nulla è servita la mediazione del sindaco e la contrarietà alla protesta di Cgil, Cisl e Uil. «Con il coro a mezzo servizio questopera non si può fare, per questo labbiamo annullata» ha spiegato Di Benedetto. «È una protesta frutto degli errori del passato, non andremo avanti a oltranza» ha detto lo Snater, ricordando i motivi della protesta: salari, precariato e rilancio del teatro.
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