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Qui 80 praticanti in Canada cinquantamila

Se non è un miracolo (sportivo) questo, non si vede quale lo possa essere. L’Italia campionessa olimpica nell’inseguimento a squadre di pattinaggio sul ghiaccio, chi lo avrebbe mai detto? Marchetto, l’allenatore degli azzurri, forse sì. Enrico Fabris anche. Ma la realtà dei numeri è imbarazzante. Per questo, il successo colto ieri all’Oval di Torino ha un sapore ancora particolare e incoraggiante visto che si tratta di una nuova specialità olimpica.
Senza arrossire dalla vergogna, va detto che in Italia gli agonisti che fanno pattinaggio su ghiaccio non raggiungono il centinaio: sono un’ottantina, mal contati. E si allenano su due piste, a Baselga di Pinè (Trento) e a Collalbo (Bolzano): tutto qui. Pochi mezzi, ma adesso un talento straordinario come Fabris da sfruttare per fare proseliti. Stride, ovviamente, il confronto con le potenze che ora l’Italia guarda dall’alto verso il basso: in Olanda gli agonisti sono 32.000 (i praticanti almeno il doppio), in Canada oltre 50.000, in Norvegia 16.000, in Germania 12000. Lì, gli anelli di ghiaccio sono come da noi i campi di calcio, dove giovani e meno sfilano ad alta velocità.


Eppure, nonostante lo scarso numero di praticanti, l’Italia ce l’ha fatta: «Se qualcuno si vuole avvicinare al nostro sport è il benvenuto - hanno detto ieri i neomedagliati -. Questa è un’occasione che va sfruttata».

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