Qui si decide il destino della politica

(...) In queste elezioni si decide più che l'elezione o di Marta Vincenzi o di Enrico Musso a sindaco di Genova. Si decide se la linea anticattolica, che dà un nuovo colorito alla sinistra quando il referente rivoluzionario è immerso nelle memorie del passato e quello sociale nelle indifferenze del presente, debba diventare il linguaggio della città.
Non è certamente sulle tecniche dell'amministrazione che ci si confronta, anche se i candidati della Casa delle libertà sono fermi nel denunciare il regime soffice che la discriminazione politica degli incarichi pubblici e delle influenze pubbliche fa gravare sulla città da molti anni, bloccandola nel suo sviluppo economico e sociale.
Non si tratta di una scelta soltanto amministrativa, il che sarebbe già rilevante per sé stesso, ma di una sfida politica sul governo della sinistra. È stato detto giustamente che, se Marta Vincenzi perdesse le amministrative, cadrebbe il governo Prodi.
La sconfitta a Genova sarebbe la morte del partito democratico, ma sarebbe anche il segno che la città ha compreso il messaggio della difesa delle radici cristiane della nostra civiltà che, laicamente e civilmente, Benedetto XVI ricorda ai cattolici italiani.
E lo farà sicuramente nel suo viaggio a una radice della nostra civiltà, la Pavia dei re longobardi e di Sant'Agostino, la Pavia della Cristianità.
Per questo la campagna genovese sarà politicamente colorata, come è già apparso nelle dichiarazioni di Tremonti e Scajola nel convegno di Forza Italia per la presentazione dei candidati. Ed anche la designazione di Alberto Gagliardi a capolista della maggioranza vuole dire che il messaggio spirituale e politico si estende a quello amministrativo.


A Genova si combatte una battaglia nazionale e la nuova visita di Berlusconi alla città indicherà il ruolo che Genova ha nelle scelte italiane. Qui si è deciso più volte il destino della politica italiana, Genova è la città del destino.

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