Cè chi protesta per i tagli al tempo pieno e chi non riesce ad avere il tempo normale. Genitori che lavorano e che hanno lesigenza di avere i figli a scuola fino alle 16 e chi, invece, riesce a vedere i propri bambini solo in pausa e quindi vorrebbe che uscissero da scuola per pranzo. Esigenze diverse, diritti (sulla carta) equivalenti, che non vengono rispettati allo stesso modo. Se infatti le famiglie che chiedono il tempo pieno, ovvero la didattica distribuita su 40 ore settimanali, scendono in piazza se i tagli impediscono di soddisfare le richieste, cè chi fatica a far sentire la propria voce e a far valere le proprie ragioni: i genitori del tempo normale. Sono piuttosto numerosi i casi di scuole primarie che, tramite uninformazione volutamente ambigua e non del tutto trasparente, non garantiscono il tempo normale nelle sue tre diverse formulazioni: 24, 27 e 30 ore. A Milano e hinterland, il fenomeno è piuttosto diffuso, anche se poco noto: dirigenti che dichiarano di «fare solo tempo pieno» nella propria scuola, tempi normali che sfiorano le 40 ore, mense non sempre garantite, rientri pomeridiani impossibili da organizzare.
Già a gennaio lUfficio scolastico regionale ha diffuso una circolare a tutti i dirigenti per invitarli a rispettare le disposizioni del Ministero e prevedere le quattro opzioni orarie per la didattica stabilite dalla legge. «Lofferta formativa che ciascuna istituzione scolastica presenta alle famiglie - si legge nel documento - deve essere coerente con quanto previsto dal DPR 89/09; pertanto allatto delliscrizione i genitori degli alunni potranno esprimere liberamente TUTTI i diversi modelli orari previsti dallordinamento scegliendo tra 24, 27 sino a 30 ore o 40 ore settimanali per la scuola primaria. I dirigenti scolastici avranno cura di informare le famiglie in merito al fatto che le richieste dovranno essere vagliate in relazione ai vinvcoli numerici previsti per la formazione delle classi e ai limiti di organico assegnate e che dunque non necessariamente potranno essere soddisfatte».
Cosa succede in pratica? A Cernusco sul Naviglio per esempio «al momento di presentare lofferta formativa - lamentano i genitori - la dirigente parlò solo delle 24 ore distribuite su 5 ore dal lunedì al giovedì e 4 ore al venerdì, senza menzionare le opzioni da 27 e 30 ore. Così sul modello di iscrizione si parlava sì del modulo delle 27 ore, ma senza la copertura della mensa, costringendo di fatto i bambini a tornare a casa a pranzo e rientrare per 4 pomeriggi. Nel secondo circolo didattico, invece, la dirigente dichiarò di organizzare solo classi a tempo pieno». Dopo una serie di incontri e di trattative, in cui è intervenuto addirittura il sindaco, la questione finisce sul tavolo del ministero che impone di formare una classe a tempo normale nel primo circolo e due classi nel secondo. Ma la questione non è ancora risolta: sembra che la scuola (II circolo) abbia proposto una soluzione da 27 ore di didattica, con servizo mensa (due ore di pausa pranzo) e cinque pomeriggi, con il risultato che i bambini trascorrono 37 ore a scuola, come un tempo pieno (40).
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