Francesca Angeli
da Roma
Sarà proprio a causa di quel colore ma la vicenda delle Quote rosa assume sempre più i toni di una telenovela. La bella e infelice protagonista è ovviamente il ministro per le Pari Opportunità, Stefania Prestigiacomo, tormentata dal cattivo di turno che intende affossare il suo sogno: più donne in Parlamento. Il ruolo del persecutore stavolta è interpretato con successo dal senatore Gaetano Fasolino di Forza Italia. A prima vista un tipo inoffensivo: un medico di quasi settantanni dai capelli argentei e unaria distinta. Ma è proprio lui che con una mossa inaspettata blocca la discussione sulle quote rosa prevista per ieri mattina nellaula di Palazzo Madama ancor prima che inizi. Fasolino chiede che il provvedimento torni in commissione Affari costituzionali e la maggioranza dei (pochi) senatori presenti vota a favore della sua richiesta.
Inutili le proteste della Prestigiacomo che al senatore, azzurro come lei, ricorda che il governo crede nel principio delle quote rosa, ovvero almeno il 25 per cento di candidati femminili nelle liste elettorali. Fasolino da questorecchio non ci sente e oltretutto 41 senatori danno ragione.
Tutti maschilisti e contrari a una più forte presenza delle donne in politica? Assolutamente no dice Fasolino che invece assicura di avere agito per il bene dellaltra metà del cielo. «Questa legge non risolve il problema - afferma il senatore - Ghettizza le donne e direi anche che le offende». In un Senato dove la presenza femminile è ridotta all8 per cento non si capisce come si possano ghettizzare ulteriormente le donne ma Fasolino invita a «riflettere su questo provvedimento perché la legge stabilisce che le donne possano essere inserite almeno al quarto posto di una lista: questo però riguarda solo le grandi liste» quindi, prosegue, «le liste minori non sono toccate dalla legge» e dunque la proposta «è che le donne siano inserite al secondo posto della lista oppure che tutto venga affidato alla discrezionalità dei partiti».
Ma la Prestigiacomo non si lascia incantare dalle teorie del suo collega e rilancia con forza. «Sono rammaricata e arrabbiata. Evidentemente non cè la volontà politica - commenta a caldo il ministro - Tranne il gruppo di Alleanza nazionale, cui debbo dare atto di essersi impegnato, debbo constatare che manca la volontà politica. Si vede ad esempio il capogruppo di Forza Italia (Schifani ndr) esprimersi a favore e poi la gran parte del gruppo votare in modo ben diverso in aula». La Prestigiacomo, stavolta non piange e gioca il suo asso nella manica: «Su quanto è accaduto in Senato sulle quote rosa chiedo un intervento al premier Berlusconi». E corre a telefonare al premier.
La parola magica intanto smuove le acque del Senato. Anche nelle soap più strazianti a un certo punto interviene qualcuno, di solito un affascinante eroe, ad aiutare la bella in difficoltà. In questo caso però leroe è incarnato dal presidente dei senatori azzurri Renato Schifani, che, chiamato in causa dal ministro, sente il bisogno di darsi da fare. «Siamo dispiaciuti per quanto successo stamattina sul disegno di legge delle quote rosa, un testo da noi condiviso - assicura -. Il voto di questa mattina non è manifestazione di una volontà politica. Chiedo che il ddl sia incardinato nella finestra di lavori dellaula prevista per giovedì mattina».
Dietro alla proposta di Schifani però cè chi dice ci sia stata una telefonata del premier, vero deus ex machina della vicenda. Schifani smentisce ma, guarda il caso, la stessa assemblea che poco prima aveva votato per far tornare in commissione il provvedimento sulle quote rosa allimprovviso cambia idea. Di fronte alla proposta di Schifani di calendarizzare, per la mattinata di giovedì, il disegno di legge sulle quote rosa dice sì.
Il ministro Prestigiacomo riacquista coraggio e speranza. «La partita non è ancora chiusa - promette -. Anzi se qualcuno spera di avere definitivamente seppellito il tema delle quote rosa si sbaglia».
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.