Roma - La «ferma condanna» del presidente Napolitano, lo sdegno degli oppositori (antichi e recenti), eccezion fatta per Di Pietro. Ma soprattutto l’immediato, durissimo giudizio del «leale amico Umberto», al quale poco prima dal palco Berlusconi aveva inviato un affettuoso messaggio di saluto. Umberto Bossi è il primo a intervenire sull’aggressione di piazza del Duomo e non ha dubbi sulla natura molto inquietante dell’attentato al premier: «Un atto di terrorismo», dice.
Magari un terrorismo di stampo diverso, se verrà confermato che l’aggressore è una persona labile di mente. Eppure è l’intero clima che si respira nel Paese a tendere verso scenari di un crescendo che definire «terroristico» può non sembrare azzardato. Atto, cioè, a «seminare il terrore» e tale da portare a sviluppi imprevedibili. Un clima perciò «creato ad arte», per dirla con il repubblicano Nucara, e incoraggiato «da partiti irresponsabili che lo alimentano». Irresponsabilità che se non venisse frenata «drasticamente», condurrebbe dritti verso epiloghi inattesi. È un po’ quello che anche il capo dei deputati leghisti, Roberto Cota, denuncia a proposito dei «seminatori d’odio» (a Di Pietro fischino pure le orecchie), che vengono invitati a un «esame di coscienza».
Ma è «da tempo» che Bossi dice di avvertire «questo clima pesante, del quale l’attentato di piazza del Duomo è segnale preoccupante». Così la Lega, annuncia il fondatore, è già pronta a «mobilitarsi» per combattere «contro ogni rischio di terrorismo». «Bisogna alzare la guardia - non teme di alzare i toni il Senatùr - ci sono in giro troppe persone pronte a gesti delinquenziali...».
Bossi sembra particolarmente toccato da quanto accaduto anche perché, come lui stesso ricorda, «Silvio è un amico e ancora una volta mi aveva appena espresso in pubblico la sua stima». L’asse con i leghisti, in questo momento di gran confusione di mosse e ripensamenti, promette di restare a lungo centrale per il Pdl. E se Berlusconi nel suo discorso non a caso aveva lodato la «lealtà» del leader leghista, Umberto aveva subito replicato con altrettanto affetto: «Anch’io lo stimo molto, gli daremo sempre una mano, saremo sempre leali. Lui ha subito tanti danni da quando è sceso in politica e con noi ha sempre mantenuto la parola. E se uno mantiene la parola, io sono fedele».
Dunque è da questo speciale intesa, rafforzata paradossalmente dalle polemiche degli altri alleati ed ex alleati, che troverà il primo argine la «spirale di violenza». Una violenza, come filosofeggia il leader dell’Udc, Pierferdinando Casini, che «anche in politica è intollerabile e lo è tanto di più quando sono in corso manifestazioni pacifiche». La sua solidarietà, in ogni caso, «è senza se e senza ma».
Francesco Rutelli chiede invece che «tutti si impegnino, senza distinguo, perché questo clima di odio si superi immediatamente». E la «ferma condanna» arriva anche dai vertici del Pd, da Bersani a D’Alema, nei confronti di un episodio giudicato «inqualificabile».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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