La rabbia dei parenti: "Assassini"

Castellaneta (Taranto) - Lo spettro di una strage silenziosa aleggia sull’ospedale di Castellaneta, centro turistico della provincia di Taranto, dove ormai gli interrogativi si accavallano e la rabbia si mescola alla disperazione. E mentre i carabinieri proseguono nei sopralluoghi e studiano i documenti per ricostruire quanto accaduto nell’Unità di terapia intensiva coronarica, i parenti delle vittime raccontano il dramma dei giorni scorsi, attendono notizie e chiedono che venga fatta chiarezza. «Mio padre aveva una certa età, ma poteva vivere ancora a lungo», dice Erasmo Mazzone, figlio di Pasquale Mazzone, morto il 2 maggio, una delle vittime di questa storia dai tanti lati oscuri.
Il paziente, ex dipendente di una ditta appaltatrice dell’Ilva, in pensione da una ventina d’anni, era stato trasportato in ospedale qualche giorno prima: era stato colpito da infarto. Le cure però aveva dato buoni risultati, si era ripreso, presto sarebbe passato dall’Unità di terapia intensiva coronarica a un altro reparto. Ma non ce l’ha fatta. «Sono stato in ospedale tutta la notte accanto a mio padre», racconta il figlio, fotoreporter. «Aveva dei problemi - prosegue - ma era in evidente miglioramento, tanto è vero che il primario disse che nel giro di qualche giorno lo avrebbero trasferito. Io e mio fratello siamo rimasti con lui fino alle 8: stava bene: era allegro, aveva avuto grossi miglioramenti. La notte alle 2 - racconta - mi chiamano e mi dicono: "Abbiamo avuto un problema con tuo padre, aveva difficoltà di respirazione e così gli abbiamo aumentato l’ossigeno ma non ce l’ha fatta, ha avuto un arresto cardiocircolatorio"».
Il terribile sospetto è che al posto dell’ossigeno gli sia stato somministrato per errore protossido di azoto, un errore che avrebbe provocato la morte. «In quel momento - ricorda Erasmo - non stavo a pensare che potesse essere successo qualcosa di particolare». I primi sospetti, sono scattati poco dopo. «Abbiamo saputo del decesso dell’altra donna anziana e ci siamo allarmati. Non ci sembrava normale la frequenza di tanti decessi». Più tardi sono arrivati i carabinieri. I militari hanno eseguito il sequestro del reparto. «Non ci è voluto molto per collegare le cose e farci venire forti dubbi sulle reali cause della morte di mio padre», dichiara Erasmo. Poi, con la voce rotta dalla commozione, ricorda: «Quella notte quando l’ho rivisto aveva cambiato faccia rispetto a poche ore prima, quando l’avevo lasciato. Era diventato cianotico, mi hanno detto che la morte è giunta verso mezzanotte e non è stata improvvisa». Il fotoreporter chiede che venga fatta chiarezza: «Sicuramente procederemo per vie legali, una morte così non può restare un fatto oscuro. Se gli hanno dato il protossido di azoto invece dell’ossigeno, quello è un omicidio».

E mentre anche gli altri parenti delle vittime invocano giustizia, la Regione Puglia costituisce una commissione d’indagine. Il governatore Nichi Vendola annuncia inoltre che «la Regione Puglia si costituirà parte civile nei confronti di tutti gli ipotetici responsabili di questa vicenda».

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