La rabbia e l’orgoglio dei lettori Ecco le loro voci dal fango di Genova

La rabbia e l’orgoglio dei lettori Ecco le loro voci dal fango di Genova

Se fossimo di sinistra diremmo che la colpa della pioggia è della Sindaco.
Se fossimo di sinistra urleremmo che la colpa del fango è dell’assessore. Se fossimo di sinistra, di questa sinistra, grideremmo al governo ladro. Ma non lo siamo. Oggi siamo con le bambine, con la loro mamma, con il loro papà. Domani. Domani ci sarà tempo per rivedere la giungla del Bisagno e del Polcevera la scorsa settimana. Domani rivedremo il primo progetto dello scolmatore del Bisagno datato 1990 quando Berlusconi manco c’era e Tremonti pensava solo alle sue, di tasse. Domani potremo rivedere dove hanno speso tutti i nostri soldi in questi 25 anni di giunte, quelle sì, tutte di sinistra.
Marco G. Marchionni
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Credo che l’onesta morale dei liberali genovesi imponga a Momento Liberale di esprimere tutta la sua solidarietà a Marta Vincenzi sia come Persona sia nella veste istituzionale di Sindaco di Genova. In tutti i Suoi comportamenti personali e istituzionali ha dato segnali di «sensibilità» umana e politica di alto livello.
Magari lo facessero tutti.
È vero nella Sua veste Istituzionale di Sindaco può aver commesso dei gravi errori sarà certamente giudicata e valutata per questi errori dai quali comunque non si sottrae.
Momento Liberale è sempre stato molto severo con questa Amministrazione di cui non condividiamo l’impostazione politica e amministrativa ma non riteniamo che i recenti luttuosi avvenimenti possano essere utilizzati e strumentalizzati.
Momento Liberale esprime a tutti gli Assessori a tutti i Presidenti Di Municipio, a tutti i dipendenti comunali, a tutti i cittadini e in particolare a quelli colpiti da «lutto» la Sua solidarietà.
Per tutto il resto ci sarà tempo.

Consigliere Municipale gruppo Lealtà nel Medio Levante
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Egregio dottor Lussana, la sindaco ed ex preside Vincenzi, al Tg regionale delle ore 14 del 6 novembre ha avuto l’impudenza di ribaltare sugli ex colleghi l’accusa di essere i responsabili delle vittime perché, a suo dire - non aver chiuso le scuole non comportava per i genitori l’obbligo di mandarvi i figli. Peraltro la stessa Vincenzi, in precedente intervista ha affermato che le scuole erano le sedi più sicure che altrimenti i ragazzi sarebbero andati in giro per la città.
A parte l'illogicità di un tal modo di ragionare, premesso che la responsabilità penale è personale ed ammesso che vi sia stata da parte dei Presidi «culpa in vigilando» la Sindaco è proprio certa di non aver alcuna responsabilità?
Nelle Forze Armate la «catena di comando» richiede, a chi spetta, l'esecuzione degli ordini ma non esime il superiore gerarchico dalle responsabilità conseguenti agli ordini impartiti.
La Vincenzi ha comandato: scuole aperte; i Presidi hanno eseguito ed ognuno ha valutato la situazione della propria Scuola non certo quella generale, che spettava alla Sindaco ed al suo Staff municipale di cui certamente si è avvalsa con la decisione di chiudere Parchi, Cimiteri. Impianti sportivi presa, non per divina preveggenza, ma per la certa conoscenza della situazione generale dopo il disastro delle Cinque Terre.
Quindi la signora Vincenzi «non poteva non sapere».
Colpa dei Presidi? Ammesso e non concesso, ricordo che la preghiera del Padre Nostro si chiude con l'invocazione a Dio di «non indurci in tentazione» e mi chiedo: chi ha posto i Presidi «in tentazione» cioè nella situazione di decidere?
Professor Salvatore Finocchiaro
già Ispettore M.P.I.
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Sabato ho chiesto all'amico Fabio Orengo, Presidente del Municipio Medio Levante, come avrei potuto rendermi utile in queste maledette giornate. Lui ha chiamato, chiedendomi se fossi disponibile ad andare in Municipio per rispondere alle telefonate. Pronti, stamattina vado a piedi (rigorosamente) con l'amico Andrea Cambiaso. Vado incazzato col mondo, con questa Nazione squallida, con Genova, ultima città del mondo.
Alle 9.30 incomincio il mio modestissimo lavoretto. Chiamano in centinaia, ogni telefonata serve per prendere i dati dei volontari, da passare alla Protezione Civile: nome e cognome, data di nascita, indirizzo, codice fiscale, cellulare.
Grazie della disponibilità. E via un'altra. Tante donne, tantissimi giovani. Chiamano anche da Milano, e da Orbassano. E ancora da Camogli, Pieve Ligure, Busalla.
Una delle chiamate più carine è quella di una coordinatrice della scuola Gobetti che, addolorata quando le dico che preferibilmente non sono da coinvolgere i minorenni, mi racconta di aver già raccolto una trentina di documenti di manleva da parte dei genitori. Non me la sento, di fronte a tanto, di dire di no. Prendo i dati e ringrazio.
Una ragazza chiama e poi chiama ancora per dare i dati di 9 amici. Pronti ad attivarsi subito. Alle 12 in Corso Buenos Aires, c'è un'urgenza.
In tutti un entusiasmo commovente, una disponibilità totale, con un cenno di dispiacere quando diciamo che per oggi, forse, i volontari non verranno ancora chiamati, essendo in atto il lavoro di emergenza da parte delle forze preposte.
Torno a casa alle 13; passando da piazzale Kennedy vedo l'ecatombe delle auto sfasciate e lì accatastate, come cadaveri di una guerra spaventosa. Ma, nonostante tutto, cammino più leggero, col cuore sollevato: il mondo è bello, l'Italia è bella, Genova è meravigliosa. Il senso di vicinanza di tutte quelle voci giovani e disponibili mi ha commosso, mi ha entusiasmato, mi ha fatto cambiare umore.
Il futuro è lì, in quelle voci gentili.
Alberto Clavarino
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Illustrissimo signor Direttore, compio il gradito dovere di segnalare, tramite il Suo autorevole quotidiano, il saggio e coraggioso comportamento del signor Armando (Radiotaxi gamma 34) che, con a bordo mia figlia Elena, invalida, di ritorno da scuola, giunto in prossimità di via Fereggiano alle ore 12.30 circa del 4 novembre ha deciso, su invito anche della Centrale Operativa, di non proseguire per Quezzi e di fare ritorno alla Centrale di via Frugoni, sottraendo se stesso e la ragazzina da gravissimo pericolo di vita. A quell'ora, infatti, stava scatenandosi la furia del Rio Fereggiano.
Non sono mancati interminabili momenti di profonda angoscia per l'impossibilità di raggiungere mia figlia a causa dell'alluvione e della protratta difficoltà nelle comunicazioni telefoniche; alla fine però, conosciuta la sistemazione di Elena, sono riuscita ad avvertire finalmente gli zii che hanno potuto ritirarla sana e salva alla Centrale di via Frugoni dove nel frattempo era stata ospitata per più di due ore con tanto affetto e umanità.
Grazie ancora al signor Armando e a tutti i suoi colleghi.
Un ringraziamento particolare a Lei se vorrà pubblicare la presente, evidenziando così, che l'altruismo e la generosità non sono del tutto scomparsi.
Antonella Barbieri
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Il black out scatta improvvisamente alle 14. I palazzi di Via Cipro e via Pisacane alla Foce precipitano nel buio più totale. Si ferma tutto e non arriva più neanche l'acqua calda. Faccio capolino nel pianerottolo per vedere che qualcuno non sia bloccato in ascensore. Unica disgrazia evitata. Per il resto è un via vai di inquilini che si muovono a tentoni, salendo faticosamente le scale, bagnati fino alle ginocchia. Una sensazione di smarrimento assale tutti, si chiamano i parenti con i cellulari perché i telefoni fissi sono muti. Le prime notizie sono catastrofiche. È esondato il Fereggiano, il Bisagno e pure lo Sturla. Mezza città è allagata e si parla delle prime vittime tra cui bambini. Dai palazzi di fronte, persone che non conoscevo neppure, mi chiedono con insistenza se noi abbiamo la luce. Risposta negativa ovviamente. Le ore trascorrono lentissime e non si risolve nulla. Mi attacco al numero 803500 della segnalazione guasti Enel e mi trovo sempre a far monologhi con una voce al computer che ripete che Foce e Albaro sono nei guai per un grosso guasto che si spera di riparare «prima possibile». Si tirano fuori candele e torce elettriche per non andare a sbattere contro gli spigoli. Alla luce di una torcia, mi sintonizzo su Radio Babboleo. Le testimonianze si susseguono. La giovane donna, che da Brignole è scappata in via Colombo due minuti prima dell'arrivo della piena, ringrazia «le persone meravigliose e sconosciute» che l'hanno ospitata in casa loro, mentre sotto le finestre si vedeva almeno un metro e mezzo d'acqua. Un signore di via Tolemaide invoca aiuto per la moglie cardiopatica e con i femori rotti, perché le apparecchiature mediche non hanno più corrente. Ci si sente impotenti e furibondi, mentre la voce emozionata di Claudio Burlando non smette di ricordare i 120 milioni di euro già spesi in opere di bonifica. Peccato che il Fereggiano che, nel tratto a monte è stato ripulito dalla abitazioni, costruite in modo folle nel suo alveo, abbia deciso di esondare un chilometro più a valle, dove ha incontrato ostacoli di ogni tipo. Tutti si lamentano che mancano i soldi, ma quelli sprecati in iniziative strambe per decenni li vogliamo ricordare?
Edoardo Musicò
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Tra le parole di moda oggi abbiamo anche «rottamare».
L'uso di termini inappropriati, ma efficaci perché trasmettono concetti seri con una certa ironia, è diventato comune e per questa volta mi adeguo.
Rottamiamo gli argini dei fiumi. I recenti eventi disastrosi che hanno colpito la nostra città lasciano scossi, addolorati, irritati, ma anche fortemente perplessi.
Siamo scossi perché i disagi e le gravi ripercussioni subite rendono instabile il futuro, creano ansia e preoccupazione.
Siamo addolorati per coloro che incolpevolmente sono morti, vittime di eventi la cui naturalità è stata accentuata dall'incompetenza e dalla superficialità, per usare eufemismi.
Siamo irritati perché chi dovrebbe provvedere alla nostra sicurezza, alla gestione e manutenzione dei beni comuni, garantendo adeguati servizi a fronte di sproporzionati oneri, non lo fa e sostiene con arroganza di aver compiuto opere, eseguito il mandato, quasi a significare che chi ha subito danni o lutti ne è il diretto responsabile.
Siamo fortemente perplessi perché, senza essere ingegneri idraulici o esperti di territorio, tantomeno geologi, credevamo che gli argini dei fiumi servissero per contenerne i flussi nelle situazioni in cui questi si rivelino abbondanti.... ma non è vero!
Oggi abbiamo scoperto che gli argini vanno rottamati, e non hanno ragione di esistere, perché creano danni.
Infatti, per far defluire l'incredibile quantità d'acqua accumulatasi in un'ampia zona della ValBisagno, a invadere strade, fondi e primi piani, con una potente ruspa dell'Amiu è stato necessario demolire una parte dell'argine del torrente Bisagno.
La logica deduzione è che gli argini sono colpevoli di aver «portato a galla» (oops!) errori, inefficienze e superficialità che hanno impedito di consentire alle acque di defluire, logicamente, nel corso d'acqua che le avrebbe portate, anche se impetuosamente, a mare.
Ciò è accaduto in zone pianeggianti, ma dove invece le pendenze (numerose nel nostro territorio) consentivano il movimento delle acque, queste hanno preso le strade (sì, proprio le strade, le vie, i vicoli), non potendo andare a fiume per colpa degli argini e delle caditoie (ma non si potevano chiamare diversamente?) otturate, con gli effetti che sappiamo. Purtroppo lì non c'è stato il tempo per demolire gli argini! Perciò il consiglio che viene spontaneo dare ai nostri «amministratori» è quello di rottamare gli argini, così non sarà più palese la pochezza del loro operato.
Adriano Speroni
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Caro Lussana, confesso che subito non me la sono sentita di accusare Marta Vincenzi per quanto è successo a Genova in questi giorni. Nonostante l'enorme disistima che nutro nei confronti di questa ex professoressa, non ritenevo giusto incolparla di quello scempio del territorio genovese fatto da quarant’anni dai suoi sinistri compagni di partito. Aver imprigionato rii e torrenti, aver edificato selvaggiamente le colline, aver trascurato quelle che sono le naturali esigenze di un territorio dove l'acqua piovana da secoli era naturalmente indirizzata verso il mare, aver consentito che il letto dei torrenti diventasse discarica e bosco, sono responsabilità delle quali chi è stato chiamato a governare un comune, una regione, una provincia in tutti questi ultimi decenni, deve completamente farsene carico.
Tuttavia dopo averla ascoltata nelle sue tante apparizioni televisive, non ultima poco fa al Tg3, mi è venuta voglia di ripeterle quegli insulti che si è beccata dalle popolazioni colpite. Quelle richieste di dimissioni, che mi sembravano dapprima esagerate, sono più che motivate da quella arroganza che questa ex professoressa sta dimostrando, arrivando ad insinuare che le colpe dovranno anche cercarsi tra presidi e professori che non hanno garantito gli studenti genovesi. Arrivando a dire che a scuola non era obbligatorio andarci.
Ma per favore! Marta Vincenzi, sparisci! Genova, ... «città dei diritti» avrà tutto da guadagnare. Anche il diritto di avere un sindaco con la S maiuscola.
Pier Luigi Gardella
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Con una previsione di allerta 2 data con 48 ore di anticipo, Tursi non ha ritenuto opportuno chiudere le scuole: strade intasate dalle macchine, bambini in pericolo; il Bisagno con il greto ridotto ad una foresta, che esonda; eccetera! Dimostrazioni, fra le molte altre, dell'incapacità di quelli di Tursi, dalla sindaca Vincenzi e via via a scendere fino all'ultimo scopino, di gestire la Città: che se ne vadano a casa, tutti, e alla svelta!
Luigi Parodi Genova
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Stiamo pensando a cosa poter fare per essere di aiuto alla nostra città. È il momento della prudenza e della solidarietà.
A tale scopo alcuni amici ed io abbiamo deciso di creare un gruppo su Facebook, che si chiama «A disposizione delle Autorità competenti per aiutare nel ripristino post-alluvione». Tale gruppo ha lo scopo di consentire a chi lo desidera di segnalare la propria disponibilità a rendersi utile.
Alberto Loi
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La Sindaco Marta Vincenzi questa volta ha dato il meglio di sé. Sulla pagina Facebook intitolata «Marta Vincenzi - sindaco di Genova» ho fatto presente alla signora Sindaco del fatto che le facoltà universitarie e gli istituti scolastici poco prima delle ore 14 non sono stati avvertiti di nulla per quanto riguarda la decisione di chiudere gli istituti, obbligando così studenti e famiglie ad imbattersi nella forte pioggia e nei servizi di trasporto pubblici e privati fermi. Come risposta ho ottenuto una cancellazione dalla pagina. Le facoltà universitarie hanno preso autonomamente la decisione di chiudere solo alle ore 15, ormai troppo tardi per studenti che abitano nei luoghi colpiti dall'alluvione o addirittura per i molti studenti provenienti da regioni limitrofe. Il post per cui sono stato allontanato dalla pagina Facebook cercava di ottenere delle spiegazioni sul perché la Sindaco e la giunta non siano stati in grado di gestire gli istituti scolastici e l'Università, carente sulla comunicazione! Ovviamente non ho criticato la Sindaco per la pioggia o per le vittime. È questo un atteggiamento democratico? Forse per lei sì. I fiumi sono esondati, e la nostra pazienza?
Giuseppe Davide d'Alascio
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A Janissa e Gioia Dian, a Shpresa Djala, a Maria Serena Costa, Angela Chiaramonte ed ad Evelina Pietranera la più alta onorificenza alla vita.
Nessuno, probabilmente, in questa triste e tragica pagina di storia genovese, avrà il coraggio di gridare «assassini» in faccia ai responsabili di queste morti, quattro donne e due bambini, che oggi non ci sono più, anche per gli errori commessi dalle Istituzioni. Lo faccio io, perché scuole aperte, venerdì scorso, a Genova, nonostante le catastrofiche previsioni meteo, hanno fornito ulteriore «carne da macello». Infatti, il dolore oggi nel capoluogo ligure è cosí forte da lasciare ammutoliti e storditi parenti, familiari ed amici che nelle ultime ore hanno perso i loro parenti nel vortice delle acque. E mentre il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, invita a «capire le cause» di questo tsunami, su cui, per Marta Vincenzi, è superfluo fare polemica, mancheranno per sempre all'appello dell'anagrafe della vita la neonata Janissa con la sorellina Gioia e la loro mamma Djala, e poi Maria Serena Costa, Angela Chiaramonte ed Evelina Pietranera. Un triste necrologio che deve almeno far riflettere. Ad Albenga, lo stato di allerta è stato dichiarato, ieri sera, intorno alle 18.00, quando le macchine della polizia municipale, per ordine del Sindaco, hanno cominciato ad attraversare tutto il territorio per ore, con un messaggio sonoro amplificato dagli altoparlanti, per raccomandare alla popolazione di evitare di uscire e di sistemarsi nelle abitazioni possibilmente ai piani alti. Qualcosa non ha funzionato a Genova, se quel tappo che davanti alla Stazione Brignole è saltato, come previsto giorni prima dai bollettini meteo e dagli stati di preallerta diramati a più voci, quella bomba che ha «stragificato» la città è stata innescata da qualcuno e l'Amministrazione comunale se non è il mandante, resta sicuramente il complice di una catastrofe che ha inabissato i genovesi sotto il fango.
Eraldo Ciangherotti
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Caro Massimiliano, in mezzo agli alluvionati si tastava un senso di rabbia, impotenza e rassegnazione. Ci si chiedeva come si può morire e rimanere rovinati causa «allerta 2» e in quale modo si può fare rinascere interi quartieri. Eh si perché dopo il dolore per i lutti si dovrà intervenire per la ricostruzione e per la prevenzione. In questo senso la politica deve dare dei segnali concreti ed efficaci.
Primo: mettere le mani nelle proprie tasche e dare un contributo.
Secondo: intervenire per avere risorse. A questo proposito ricordo che per l’idea di Mario Mauro di accedere al Fondo di Solidarietà Europeo il tempo per fare la richiesta è solo di 10 settimane.
Terzo: fare un progetto serio di ricostruzione e non un piccolo «libro dei sogni».
Quarto: fare prevenzione. Senza alibi e scaricabarile (passare con una ruspa a ripulire il Bisagno non ha un costo esorbitante!)
Quinto: ricostruire la macchina comunale dei soccorsi. Abbiamo delle risorse umane splendide ma se non sono coordinate.
Se la politica riterrà più utile continuare nel teatrino dei genovesi che non «capiscono cosa vuole dire Allerta 2» (come darci, si scusi il termine, delle «beline») alle elezioni del 2012 l’assenteismo raggiungerà livelli esponenziali... e questo non è una vittoria per nessuno!
Enrico Cimaschi Capogruppo Liguria Moderata Centro Est
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La Superba/ in nero:/ colpita/ affondata,/ un mare/ d’acqua/ un’onda/ assassina;/ mai/ prima d’ora/ echi/ di morte,/ vite innocenti/ strappate; / bimbi / rubati / nella / loro immane innocenza./ Parole/ soltanto parole/ noi/ eroi/ senza/ paradiso/ un buco nero,/ un vuoto/ e non sol/ di parole./ La mia ode/ è/ come preghiera/ urlata/ di sopra/ ad un mondo/ bastardo.
Mario Sciacca
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Signori quante parole. Stamane alle 07.30, recandomi al lavoro con auto privata poiché non potevo evitarlo, ho attraversato la città da corso Montegrappa sino a Sturla e con mia enorme sorpresa ho notato la completa assenza di personale addetto alla sorveglianza del territorio vedi vigili urbani.
Il ponte di S. Agata pieno di residui dell'esondazione e il semaforo su corso Galliera non funzionante, con il 18 lungo e noi pochi automobilisti costretti a passare con il rosso bloccato.
Poi su Radio Babboleo il sicurissimo assessore Scidone diceva che non era il momento di fare polemiche e che i genovesi erano avvisati da due giorni...
Avvisati da chi????? Dai cartelloni luminosi che, ancora ieri mattina alle 11.30 mentre c'erano già allagamenti e si chiudeva corso Europa, portavano la scritta del giorno prima Allerta 2 attesi forti temporali??... Cartelloni da sempre mal utilizzati (ci manca che li usino per far pubblicità...)
Però stiamo tranquilli abbiamo un sacco di aree blu (ma marciapiedi inesistenti, carreggiate senza segnaletica orizzontale e verticale, tombini tappati) e telecamere sulle corsie gialle (per accontentare i proprietari di Amt che però non vengono incontro ai cittadini con biglietti più modulari)... ah dimenticavo anche Notti Bianche e Suq tanto amati dal sindaco e dal Nuovo popolo «genovese». Eppoi che dire del sindaco...
Marco Duma
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Caro Massimiliano, vorrei renderti partecipe delle aspre parole che tanti genitori della mia scuola hanno espresso nei confronti dell'Amministrazione Comunale. Da circa una settimana Radio Babboleo e le tv locali davano notizie dell'allerta maltempo che l'Arpal aveva previsto dal 4 al 10 novembre. In una situazione di emergenza preannunciata, come è possibile che il Sindaco ed il Prefetto non abbiano chiuso oggi le scuole? Quella mamma che cercava rifugio in un portone con le sue bambine di 1 anno e 10 anni, non sarebbero morte se fossero rimaste a casa! Fortunatamente tutti i miei alunni sono a casa sani e salvi ma tutti noi siamo veramente pieni di rabbia nei confronti di chi ha dato in questa ed in altre occasioni di non saper gestire la «res publica».
Un ringraziamento va invece a quei Dirigenti Scolastici, come la mia Preside, ha saputo gestire al meglio l'emergenza. Grazie!
Tiziana Notarnicola docente Brignole Sale
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Caro Lussana, Italia sul 2 è un programma televisivo pomeridiano. È un «talkshow», i giornalisti conduttori chiedono e gli «invitati» rispondono. Gli opinionisti poi espongono la loro opinione su quel che capita. Il disastro causato dai 450 e passa millimetri su un quartiere di Genova tiene il banco. Tutti addosso alla Sindaca Vincenzi, perché non aveva ordinato di chiudere le scuole. Ma lei, poveretta, le aveva fatte chiudere a Sestri Ponente, poiché colà ci si aspettava l'inondazione, secondo gli attuali «specialisti» della Protezione Civile, orfani del defenestrato Bertolaso. Purtroppo, siccome tutto cambia, oggi assistiamo che un nubifragio può manifestarsi in aree molto limitate, e lasciare indenni aree limitrofe, bisognerà pure adeguarsi. E poi, dico io, i letti dei fiumi non dovrebbero essere ripuliti a dovere dal Genio Civile? Sarà mica stato defenestrato anche codesto Ente? Subito dopo, un nuovo argomento, la povertà dei giovani, le testimonianze di chi, armato di telefonino ultima novità sostiene di non arrivare alla fine del mese. Tutti parlano e straparlano, la fanno da padrone i sociologi. E a me scappa da ridere, nonostante gli astanti siano tutti contriti, pensando che sia i giornalisti conduttori, sia i sociologi arrivano alla fine del mese ed oltre, e questi ultimi magari si sono anche beccati congruo gettone... di presenza.
Chiamiamoli viandanti, così li riconosciamo subito. Sono i nostri Rappresentanti alla Camera e al Senato che, nel bel mezzo del mandato che abbiamo loro affidato, per sopravvenute crisi di coscienza oppure, dicono i maligni, per conservarsi posto, prebende e annesso vitalizio, fanno come i sorci, scappano. Non ce n'è uno, di questi viandanti (ovviamente parlo di quelli che «de qua» vanno «de là» e viceversa), che invece di «andare», si sia fermato, dicendo «mi ero sbagliato». Fermato, a casa mia, vuol dire «dimesso»...
Luigi Fassone Camogli
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Come possiamo commentare il crollo del tetto-lucernaio dell'Istituto Vittorio Emanuele II di Largo Zecca? Possibile che con un allerta meteo SERIO non abbiano pensato a chiudere le scuole? Mia figlia, che frequenta quell'Istituto è stata fatta evacuare quando già un pezzo di tetto era caduto, dopo l'evacuazione dei ragazzi (avvenuta senza vittime) è crollato il resto del tetto! Cosa potevamo dire se qualche pezzo di vetro crollando colpiva i ragazzi come una mannaia? Solo banalità... Io lavoro nelle settore delle scuole e ho monitorato gli sforzi enormi che i genitori hanno fatto per prendere i loro figli (provenendo dal centro), se le scuole fossero state chiuse quanto traffico in meno e quante possibilità in più di aiutare più velocemente le zone in difficoltà! Siamo al di fuori della normale logica umana, per non rischiare polemiche a posteriori, se non fosse successo nulla di grave, la sindaco ha preferito non rischiare la poltrona (se c'è riuscita non saprei dirlo!).
Non oso pensare cosa sarebbe accaduto se il resto del lucernaio fosse crollato durante l'evacuazione dei ragazzi, come genitore di uno di loro mi vengono i brividi!
Possiamo ringraziare SOLO la Provvidenza non certo i nostri amministratori!
Franca Valeri
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Vi rendete conto in che mani siamo? Mi spiego: venerdì sera è stato lanciato l'allarme di una fantomatica onda di ritorno, gettando nel panico molta gente. In quel momento il Bisagno era profondo si e no un metro! Sabato alle ore 13 circa gli «esperti» hanno dato l'allarme del crollo della diga del Fereggiano (sic!) naturalmente inesistente e poi della diga del Brugneto, che se anche fosse crollata avrebbe invaso Piacenza e non Genova.
Ora mi chiedo e Vi chiedo: ma chi sono questi poveri mentecatti che creano panico nel panico. Se individuati li vogliamo togliere dal posto che occupano e li mandiamo a spalare fango, ammesso che sappiano che cosa è il fango???
Giovanni Carbone
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Non siamo eroi, ma ce la sentivamo e l'abbiamo fatto.
Ieri, oggi e domani e sino a quando sarà necessario noi del giovanile del Pdl ci troverete dove c'è più bisogno e sudare fianco a fianco a chi ha perso tutto in un attimo. Queste catastrofi le si devono e le si possono calcolare ed evitare. Non chiediamo una caccia alle streghe, anche perché i colpevoli andrebbero cercati dal dopo guerra in poi. Chiediamo che non si ripeta più, che nessuno abbia da perdere la vita per un'inerzia di chi ha il compito di governare la cosa pubblica. Chiediamo semplici ed efficaci provvedimenti, ora dobbiamo essere umili e non supponenti. Ci sono dei morti da Onorare.
Chiediamo che tutti a tutti i livelli istituzionali pongano la nostra amata città come priorità assoluta per risolvere l'emergenza e per evitarla in futuro.
Chiediamo che Genova venga messa al primo posto di tutti i disastri liguri e nazionali, lo si chiede perché Genova è fondamentale per la Liguria e perché Roma troppo spesso si è dimenticata di noi.


Insieme al tricolore, facciamo sventolare la croce di San Giorgio perché tutti sappiano che nessuno piegherà mai Genova e i Genovesi.
A nome di tutta La Giovane Italia di Genova.
Enrico Bocca
Coordinatore Metropolitano di Genova
Giovane Italia

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