La rabbia di una mamma Ma perché i pediatri non visitano più a casa?

Sono indignata ed arrabbiata. Sono di Roma, ho due bimbe piccole e quindi ho spesso a che fare con i pediatri sia della Asl che privati. Mi sembra vergognoso che nessuno si degni di effettuare visite a domicilio in caso di febbre elevata (oltre i 39), male alle orecchie e tosse che dura da più di due giorni. Tendono tutti a dare consigli telefonici... persino prescrizioni di antibiotici.
Mi sembra estremamente grave che una mamma debba supplicare al telefono che qualcuno venga a visitare una bambina a domicilio (anche pagando si intende) e che la pediatra durante la settimana neanche si degni di rispondere al cellulare quando non è in studio (ne ho cambiate diverse ma il problema permane... ). Davvero un’assistenza con i fiocchi! Mi sembra folle portare mia figlia, con 39,5° di febbre, magari in pieno inverno, in studio (dove ci sono file interminabili) per farle auscultare i bronchi, con il rischio che peggiori o che contagi tutti gli altri, come mi sembra irresponsabile portarla al pronto soccorso con il febbrone per controllare le orecchie togliendo posto a chi ha urgenze più gravi. Pronto soccorso dove, peraltro, sono garantite attese di ore in salette minuscole e affollate esposti al contagio di ogni malattia possibile.
Come trovo assurdo che non esista un servizio di guardia medica telefonica dedicato esclusivamente alla pediatria, ogni volta che chiamo la guardia di Roma, ad esempio, mi capitano medici vaghi e incerti, che poco ne sanno su come curare dei bambini piccoli (dubbi su dosaggi di farmaci, incertezze sui medicinali ecc...)
Insomma in una città come Roma… cosa devo fare per essere messa in grado di curare le mie bambine? Piuttosto che vedere un pediatra in casa mia mi sembra più facile iscrivermi all’università e prendermi una laurea in pediatria!
Che schifo!
Ps. Non sono particolarmente "sfigata" io con i medici, nella mia stessa situazione si trova la maggior parte delle mamme con cui mi capita di parlare di questo scandalo (e sono davvero tantissime....)

Le preoccupazioni di una madre vanno sempre ascoltate. Lo so, Valeria, il mondo è davvero cambiato. Molte, troppe professioni ormai si svolgono a distanza. È il segno del nostro tempo. L’uomo si allontana, si perde, ormai lo guardiamo sempre da dieci passi. L’uomo è una telefonata, un contatto su internet, un avatar che cammina da qualche parte nel cyberspazio. Ci siamo persi il medico condotto, quello di famiglia, che ti conosceva da quando ancora non sapevi dire neppure mamma. Quello che arrivava con la borsa di pelle, le spalle un po’ curve e ti corrompeva con le zigulì. Quello che tremavi quando tirava fuori l’ago per le iniezioni, con il pizzicotto e l’acqua ossigenata. Un breve, piccolo, dolore e via. Tutto era passato. Ma non voglio passare per nostalgico.

Quello che resta, nelle sue parole, è un bambino con la febbre quasi a quaranta che sale in macchina e viaggia verso il suo pediatra. Resta la rabbia di una madre e un servizio sanitario che non funziona. Cosa si può fare? Forse cercare un pediatra con la vocazione, perché poi il segreto è tutto lì. Non basta una laurea per essere un buon medico.

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