A parole sono tutti convinti dellimportanza della raccolta differenziata ma nella capitale sono ancora in pochi a farla. Solo il 20 per cento dei romani, infatti, secondo gli ultimi dati dellAma riferiti al 2006, divide la propria spazzatura. Una percentuale che rispetto a sei anni fa è quasi quintuplicata (nel 2001 era del 4,5) ma che è ancora troppo bassa. E non solo per una questione ecologico-morale, il problema è anche legale visto che una legge del 1997 aveva fissato, per la fine dello scorso anno, lobiettivo della raccolta differenziata al 35 per cento. Carta, vetro, plastica: non sembrerebbe difficile, eppure sono molte le giustificazioni che i romani trovano per scusare la propria inciviltà. Cè chi non si fida: «Chi mi assicura che il mio sforzo di divisione non vada poi in ununica grande discarica?», chiede Anna, una signora che vive a Termini. «Lo so che è molto importante - continua - però non la faccio. Se fossi sicura del servizio, mi impegnerei di più». Cè, poi, chi è pigro ma dà la colpa al Comune. «I cassonetti differenziati sono un miraggio, almeno nella mia via. Ogni mattina - dice Alessandra, una ragazza di Prati - dovrei caricare tutto sul motorino e andarci a posta. Se li avessi sotto casa sicuramente la farei». Stessa motivazione di Luca che abita nel quartiere Africano e di Cecilia, signora che invece sta sulla Cassia. Secchioni differenziati accanto ad ogni cassonetto normale e maggiore comunicazione e sensibilizzazione sul tema, sono queste le richieste dei cittadini.
LAma, lazienda che gestisce il servizio di raccolta dei rifiuti sotto la responsabilità del Comune di Roma, risponde che purtroppo è la logistica della strada che spesso impedisce di mettere cassonetti ad hoc accanto a tutti quelli generici: «È una questione di spazio - dicono dallufficio stampa - non è possibile mettere in ogni via una fila di quattro o cinque contenitori. Comunque sul territorio ci sono attualmente più di 23mila secchioni, uno ogni 260 persone». Per quanto riguarda la comunicazione, invece, lAma ricorda che proprio in questi mesi è partita una nuova campagna informativa dal titolo: «Butta bene e vivi meglio».
Un modo per incentivare ed educare i romani alla differenziazione, anche perché la divisione non è sempre così scontata. Dove gettare i piatti, i bicchieri e le posate di plastica? Non nel cassonetto della plastica ma in quello generico. Inoltre, per semplificare il processo di lavorazione, è sempre meglio sciacquare ogni contenitore prima di buttarlo nellapposito cassonetto. «In generale - sottolineano- bisognerebbe cercare di eliminare i materiali estranei quanto più possibile. Certo, non chiediamo di staccare le etichette di carta dalle bottiglie di vetro. Però se un tovagliolo o la carta stagnola è troppo unta è meglio gettarla nella spazzatura generica».
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