
Convertire in un attimo il business, trasformarsi da venditori di merchandising a "paninari" per salvare la postazione davanti a San Siro, come avrebbero proposto i club, è facile a dirsi ma bisognerebbe mettersi nei panni di chi, questa attività, la conduce da generazioni. Ha il magone Laura, 47 anni, che passa fuori da San Siro le domeniche di Campionato o le giornate dei concerti, con il caldo bollente come ieri o temperature sottozero d'inverno, praticamente da quando aveva cinque anni d'età. "Ero bambina, ci venivo con i miei genitori, non c'erano nemmeno le torri create per i Mondiali di calcio del 1990". Ieri era con gli altri ambulanti al presidio per difendere il lavoro a rischio, il 31 luglio è scaduto il contratto e al momento è saltato il banco con la società M-I Stadio (partecipata di Milan e Inter) che gestisce stadio e business collegati. "Sono amareggiata - ammette -. Non solo perchè con questo lavoro sostengo la famiglia, cresco da sola un figlio piccolo, ma questa è la mia casa, la mia vita". Ricorda che il papà negli anni Sessanta per guadagnare qualcosa si inventò un cuscino coi colori delle squadre. "Venne a venderli fuori dallo stadio e fu un boom". É nata da lì l'azienda di merchandising.
"Mia mamma si è inventata il cappello di Gullit", con le finte treccine di capelli neri. Ricorda che i prodotti in vendita sono "una linea light ufficiale, per chi magari ha tre figli e non può permettersi magliette da 100 euro ciascuno. Da noi le comprano a 35 euro".