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Il racket dei rifiuti ha avvelenato la Grotta Azzurra

CapriUn tubo collegato a un autobotte, la «bocca» che sversa in mare, tonnellate di liquami. Non è uno specchio di acqua qualunque, ad accogliere il liquido scuro e superinquinante ma, il mare dell'isola più famosa del mondo: Capri. Il «sacrilegio» ha colpito una delle meraviglie della terra, che spinge ogni anno centinaia di migliaia di uomini e donne del pianeta a visitarla: la Grotta azzurra, che ricade nel territorio comunale di Anacapri, uno dei due comuni che compongono l’isola di Capri. Due uomini, la notte di lunedì, hanno trasformato il mare caprese, in una qualunque pattumiera abusiva, tra le migliaia che si trovano nella regione governata da Antonio Bassolino.
Forse non era la prima volta che, i liquami, provenienti dai pozzi neri, finivano nel mare di Anacapri. Due notti fa, però, Salvatore Guerriero, 28 anni e Salvatore Criscuolo, 52, non erano soli. Poco dopo che il disastro ambientale si era ormai compiuto, è arrivata la polizia giudiziaria. In tempo per arrestare in flagranza di reato Guerriero e Criscuolo ma tardi per evitare che il contenuto nocivo dell’autobotte, fosse svuotato in mare, proprio all’imbocco della Grotta azzurra.
Ma, sui cittadini anacapresi e capresi, cosi legati al loro territorio e all’economia che da esso deriva, si è abbattuto un feroce dubbio: è già successo altre volte che i liquami provenienti dai pozzi neri di strutture ricettive e da abitazioni non collegate alla rete fognaria, siano stati sversati in quello che un tempo era definito uno dei mari più azzurri d’Italia? Gli inquirenti della Procura di Napoli, con il procuratore aggiunto, Aldo De Chiara, coordinatore della sezione reati ambientali, stanno cercando di chiarire alcuni aspetti di questa vicenda che sta gettando nel panico istituzioni locali e operatori turistici per la forte ricaduta negativa che questo episodio potrebbe avere sull’immagine dell’isola. L’autobotte (sequestrata dal pm), capace di trasportare oltre cinquemila litri di liquidi, era al suo primo scarico in mare o ce n’erano stati altri in precedenza? E, se non fosse arrivata la polizia giudiziaria, ne avrebbe compiuti altri? La risposta probabilmente è sì, perché la procedura di solito prevede che l’autobotte dall’isola torni carica: tutto ciò quindi fa pensare che fossero in programma ulteriori prelievi di liquami prima di ripartire a bordo di un traghetto per Napoli, per poi andare a sversare, in una discarica autorizzata.
Guerriero e Criscuolo sono agli arresti domiciliari a Castellammare di Stabia (Napoli). Martedì prossimo, nella Sezione distaccata di Capri del tribunale di Napoli, verranno giudicati con il rito direttissimo. Sono accusati di deturpamento di bellezze naturali e illecito smaltimento di rifiuti fognari in zona sottoposta a vincolo ambientale e paesaggistico.
Gli inquirenti della Procura napoletana stanno cercando di chiarire se i due arrestati avessero dei complici e se, i titolari della ditta di Castellammare di Stabia per la quale lavorano, fossero al corrente dello sversamento dei liquami nella Grotta azzurra. Accertamenti su questa azienda sono in corso da parte della polizia giudiziaria ma è forte il timore negli investigatori che dietro questo affare della monnezza a Capri ci sia la mano della camorra.
Ma, sui vip che popolano Capri d’estate, adesso c’è l’incubo che il mare dell’isola sia inquinato. Analisi dovrebbero essere eseguite in tempi brevi per spazzare via questo sospetto, che rischia di compromettere questo ultimo scorcio di stagione estiva per chi sull’isola (il 90 per cento) vive di turismo.


carminespadafora@libero.it

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