Cultura e Spettacoli

RADIO, UN CALCIO AL TELECOMANDO

RADIO, UN CALCIO AL TELECOMANDO

Ho visto cose che voi umani non potreste nemmeno immaginarvi. Ho visto navi da combattimento in fiamme al largo dei bastioni di Orione e ho visto i raggi B balenare nel buio vicino alle porte di Tannhauser e ho visto gente guardare il motomondiale su Italia 1, per poi precipitarsi su Rai2 per i mondiali di ciclismo da Madrid, quindi saltare su RaisportSat per i due singolari decisivi di Italia-Spagna di Coppa Davis, poi Rai3 per il ciclismo, quindi Italia 1 per le repliche delle moto, di nuovo Rai3 per il ciclismo, Sky e il digitale terrestre di Mediaset e de La7 per il campionato di calcio di serie A, Rai1 per il gran premio del Brasile di Formula 1, un’ulteriore puntatina su Sky per il posticipo di serie A e Rai2 per le finali degli Europei femminili di pallavolo.
Le prime righe sono da Blade runner (per chi non ricordasse la citazione più famosa e forse più bella della storia del cinema, dopo le porte di Tannhauser, finiva «e tutti quei momenti andranno perduti nel tempo come lacrime nella pioggia. È tempo di morire»). Il resto è quello che è successo domenica scorsa a chi ha scelto di seguire il grande sport in televisione. Peraltro, facendo la tara di approfondimenti, Serie A di Bonolis, Controcampo, Fuori giri, Domenica sportiva, Guida al campionato, varie ed eventuali.
Insomma, chi ha scelto di vedere lo sport in televisione, ha dovuto cimentarsi in uno sport altrettanto impegnativo: il salto del telecomando da un canale all’altro, roba da farsi venire il callo dello sportivo da divano. E la situazione - pur senza raggiungere i livelli della scorsa settimana, forse unici nella storia - è simile ogni domenica. E non troppo dissimile ogni sabato.
Eppure, contro il logorio del telesportivo della vita moderna, un’alternativa c’è, ottima e abbondante. Va in onda su Radiouno, il sabato si intola Sabato sport e la domenica è ribattezzato Domenica sport. Diciamolo subito: in fatto di fantasia nelle titolazioni si è visto certamente di meglio.
Ma, al di là dei problemi di battesimo, la radio resta il miglior modo di seguire lo sport senza essere costretti allo slalom fra le televisioni. Con un vantaggio non indifferente, oltre a quello di evitare traumatiche rotture in famiglia con le proprie mogli, che insistono per uscire a fare una passeggiata o vogliono drammaticamente gettarsi nei varietà domenicali.
Il vantaggio è quello di essere seguiti e guidati da voci amiche, calde e avvolgenti, Filippo Corsini, Alfredo Provenzali e soprattutto Emanuele Dotto, capace di giocare anche con la musica e con il connubio fra note e sport. Dotto e i suoi fratelli.

Un kolossal.

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