Cultura e Spettacoli

IN RADIO RIVIVE IL CICLISMO EPICO

Con questo tempo, con questo mare, con questo sole, passare tutta la domenica davanti alla televisione è peccato mortale. Ma è altrettanto peccato mortale perdersi lo sport di queste settimane: la fine del campionato di serie A e B, il Foro Italico e Roland Garros, il gran premio di Montecarlo e quello d’Europa, il Motogp e il Giro d’Italia, i play-off di basket e la finale di pallanuoto...
Di fronte al dilemma, si rischia di finire come l’asino di Buridano. Oppure.
Oppure, c’è la radio. Capace di risolvere ogni dubbio. Perché, Radiouno - con i titoli più svariati, Tutto il calcio minuto per minuto, Sabato sport, Zona Cesarini, Domenica sport - riesce a raccontarli tutti insieme. Persino a chi sta sotto l’ombrellone, persino a chi sta con i piedi a mollo. Perché, quando il gioco si fa duro, quando i duri cominciano a giocare, quando lo sport conta davvero, niente come la radio è capace di raccontarlo in modo epico. Le scene viste in queste settimane sulle panchine di serie A e B, con tutti i giocatori in attesa dei risultati dagli altri campi - e oggi sarà ancor più così, con nove squadre che si giocano alla morte la permanenza in A e due che si sfidano per un posto in Champions league - parlano più di ogni discorso. Un fermo immagine sui calciatori con gli auricolari all’orecchio vale più di mille spot.
Certo, poi, ogni tanto c’è anche qualcosa che non va. Ad esempio quando, alla fine delle partite, Alfredo Provenzali o i suoi colleghi di Radiouno aprono la linea alle telefonate degli ascoltatori e Bruno Pizzul risponde. La voce di Pizzul è calda, avvolgente, dolce. Ma le risposte del decano dei telecronisti troppo spesso sono esercizi di equilibrismo, più sportivamente democristiane di un Arnaldo Forlani d’antan, più cerchiobottiste di un Ernesto Galli della Loggia doc. Ma è un piccolo particolare, in un ingranaggio che, comunque, funziona alla perfezione.
Così come sono un particolare gli errori commessi da Radiouno nel corso della diretta della tappa di ieri del Giro d’Italia, quella decisiva per la vittoria finale. Perché parlare di calciomercato mentre i ciclisti sono sulle rampe del Colle delle Finestre, decisivo per la maglia rosa finale? Perché insistere a mandare in onda il Gr1 delle 17, quando si poteva tranquillamente aspettare un quarto d’ora senza perdersi alcuni dei chilometri decisivi?
Piccoli nei che, però, non tolgono una virgola alla capacità di Emanuele Dotto e dei suoi compagni di squadra di creare epica attorno al Giro più bello ed emozionante degli ultimi anni. I collegamenti dalla motocicletta, i cronometraggi continui in tempo reale, il racconto delle tappe, sono qualcosa che resterà nella storia della radio. Così come resterà la domanda di Savoldelli che chiede ai radiocronisti Rai le dimensioni del suo distacco.

Dopo la risposta, il trionfo.

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