In radio c’è un cattivo di nome e di fatto. In realtà, di nome, sulla carta d’identità, ha scritto Igor Righetti. Ma la cattiveria programmatica è la sua cifra stilistica; la scelta di far male, il suo credo dell’etere; la decisione di non fare sconti, la sua politica aziendale.
Eppure, non stiamo parlando di un mostro. Né di un programma mostruoso, anzi. Perché il ComuniCattivo, in onda tutti i giorni, dal lunedì al venerdì, alle 15,37 su Radiouno (anche la scelta tedesca dell’ora ha qualcosa di cattivo o, almeno, di sadico per chi deve curare i palinsesti), è una delle idee più fresche che girano in radio. E la scelta di Righetti di essere cattivo e di non fare saldi di fine stagione comunicazionale, è proprio il valore aggiunto della trasmissione. In particolare, l’appuntamento del venerdì, quello con «Il confessionale del ComuniCattivo» è un fuoco di fila di domande a un personaggio che fa risentire anche in radio il sapore forte delle interviste non concordate, quasi un corrispettivo radiofonico delle domande parallele delle Iene. L’altro giorno, ad esempio, toccava a Eva Henger e abbiamo ascoltato la più classica delle interviste «senza veli» (e mai espressione fu più adeguata al passato della protagonista) in cui la sensuale Eva ha parlato di seduzione, di politica, dei suoi prossimi impegni cinematografici, dei suoi antichi impegni cinematografici e della sua metamorfosi in attrice brillante. Oltreché di uomini.
Ma, al di là del «confessionale» del venerdì, il ComuniCattivo funziona tutti i giorni. Anche e soprattutto perché Righetti è cattivo tutti i giorni. E i suoi ospiti si adeguano. Lo posso anche testimoniare personalmente. La scorsa settimana, ad esempio, sono stato ospite insieme a Claudia Vinciguerra per parlare del tema Ma è così becera la nostra Tv? E, essendo la Rai il padrone di casa, uno avrebbe potuto sospettare una qualche benevolenza, uno sconto di qualche tipo, un tre per due della critica per alleviare il giudizio sul livello della televisione e, segnatamente, anche della televisione di Stato.
Invece, Righetti - quasi godendo nella sua cattiveria programmatica - ci ha lasciato assolutamente liberi di dire tutto ciò che pensavamo sulla televisione di oggi. Anche e soprattutto su quella della Rai, a partire da Domenica in, in questo momento il suo prodotto di punta. E ne abbiamo ampiamente approfittato.
Righetti, ovviamente, gliel’ha lasciato fare. Felice di trovarsi una Comunicattiva più comunicattiva di lui.
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