Per fatto personale. Mio, ma soprattutto di questa rubrica e del Giornale che ha il grandissimo merito - fra i tanti - di dedicare molta attenzione al mondo della radio. Oggi parlerò di una trasmissione, a partire da una puntata a cui ho avuto la fortuna di partecipare. E raccontare la radio anche dietro i transistor è sicuramente un privilegio da condividere.
La trasmissione in questione è Il Comunicattivo, il viaggio di Igor Righetti attraverso tutto quanto fa comunicazione, in onda tutti i giorni, dal lunedì al venerdì, dalle 15,37 alle 16, su Radiouno. In particolare, la puntata in cui Sulla cresta dell’onda era ospite d’onore era dedicata alla «Critica radiofonica, parole e pensieri». E, insieme a noi, con Righetti c’erano il caporedattore del Radiocorriere tv Enrico Peverieri e il giornalista de La Repubblica Carlo Ciavoni. Già dal titolo, già dal tema, già dalla scelta di parlare di radio in radio, si capiva che non sarebbe stata una puntata normale, un appuntamento di routine. Per di più con voci scomode, non certo accomodanti o in vena di complimenti gratuiti. Basta leggere questa rubrica, ad esempio.
A dimostrare ulteriormente che si trattava di qualcosa di non normale, soprattutto di inaudito a tutte le latitudini dell’etere italiano - senza soluzione di continuità fra radio e televisioni - è stato il fatto che Righetti ci ha lasciato totale libertà. Così come fa sempre con tutti i suoi ospiti. E a me è capitato di criticare pubblicamente alcuni programmi di Radiouno proprio su Radiouno.
Se avessi voluto, se l’avessi pensato (ma non lo penso, anzi) avrei potuto dire che Il Comunicattivo mi fa schifo. Proprio lì, dai microfoni del Comunicattivo. Ecco, io credo che questa sia la più bella delle libertà. La consacrazione definitiva dell’oasi radiofonica che Righetti ha saputo costruirsi passo passo, facendo del Comunicattivo uno degli appuntamenti fissi della giornata radiofonica di chi sa cantare fuori dal coro. E il tipo di ascoltatori della trasmissione del pomeriggio di Radiouno - quelli per capirci che ti chiamano quando intervieni - lo dimostra. Persone mai banali, a volte artisti che dipingono o scolpiscono con la radio accesa. Ma ce lo vedete un pittore che lavora con in sottofondo qualche reality trash?
Intendiamoci, non è che Righetti tutto questo l’abbia ottenuto a costo zero.
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