Cronaca locale

Ragazza violentata In due ammettono: «Sì, siamo stati noi»

Dopo quattro ore di interrogatorio convalidato ieri l’arresto dei tre maggiorenni. Il più giovane teneva fermo il fidanzato

Paola Fucilieri

Dopo la convalida dell’arresto dei due minorenni del «branco», ieri, dopo 4 ore d’interrogatorio davanti al giudice Caterina Chiulli, la conferma è toccata ai tre romeni maggiorenni catturati dagli investigatori della squadra mobile tra lunedì pomeriggio e martedì mattina con l'accusa di aver partecipato al sequestro di persona e allo stupro della studentessa 22enne avvenuto nella notte tra venerdì e sabato nella zona in fondo a via Ripamonti (precisamente in via Peressutti) al limite tra i comuni di Milano e di Opera. Dopo averli ascoltati, infatti, il giudice ha proceduto con la convalida dell’arresto con l’accusa di stupro per il «capo» del branco, Valentin Dimitru, 20 anni (detto Leonard) e per Vasile Olimpiu Bolog, 25 anni (detto Macho), nonché di concorso per Martin Remi Stan, diciottenne.
Dumitru e Bolog hanno ammesso subito di aver preso parte alla violenza, dicendo però di essersi avvicinati alla Fiat 500 con a bordo la studentessa e il suo ragazzo, inizialmente con l’intento di rapinarli. Secondo quanto dichiarato alla fine dal legale dei tre, l’avvocato Umberto Cacciola, Dumitru, che ha un precedente per furto alle spalle, avrebbe ammesso davanti al giudice per le indagini preliminari di aver stuprato per primo la studentessa; Bolog ha detto invece di essere stato intenzionato a violentare la giovane, ma «di non esserci riuscito». Nel corso dell’interrogatorio quest’ultimo ha tentato di scagionare il terzo romeno, Remi Stan, il più giovane tra i maggiorenni coinvolti nello stupro. Questi - sia secondo l’amico Bolog che per sua stessa ammissione - si è rifiutato di partecipare allo stupro ed è rimasto nell’auto della coppia per tener fermo il ragazzo della studentessa. Per questo motivo ha chiesto che il suo fermo non fosse confermato e l’immediata scarcezione. Il giudice Chiulli, però, non ha esitato a confermare anche il fermo di Stan. Risolutiva, per la decisione, è stata l’impronta digitale rilevata sull'auto della ragazza aggredita e che appartiene proprio al diciottenne, al quale il pm Grazia Pradella ha contestato il ruolo di «palo» nel corso dell'aggressione. Fuori dall'ufficio del giudice Chiulli c’erano anche le due giovani mogli di Stan e di Bolog. Le due donne, circondate da alcuni parenti e amici, non hanno voluto dire niente. Solo una parente ha ammesso che sono tutti «molto preoccupati».
Intanto, dopo quanto accaduto, la polizia sta svolgendo accertamenti per verificare se altri episodi segnalati nei mesi scorsi possano essere riconducibili al branco arrestato dalla squadra mobile. Anche se il questore Paolo Scarpis nei giorni scorsi - davanti all’eventualità di altri stupri o tentativi di stupro messi a segno dal branco prima di quello dell’altra notte - ha detto che in via Fatebenefratelli «non ci sono state denunce di casi analoghi», gli investigatori della Mobile starebbero già prendendo in considerazione alcuni episodi, non necessariamente violenze carnali, ma anche rapine e aggressioni. Fatti che forse avrebbero potuto finire peggio, come nel caso di una coppia di giovani aggrediti, il 13 febbraio scorso, nella stessa zona dove è avvenuto lo stupro di sabato.
La polizia, per ora, sta passando al setaccio ogni episodio sospetto, dopo le dichiarazioni dei due ragazzi, che hanno parlato di sottovalutazione della loro richiesta d'aiuto, il 13 febbraio, in un caso di rapina che avrebbe potuto finire in violenza, e che in tal senso, il 25 febbraio, avrebbero anche presentato una denuncia per comportamento omissivo. «Stiamo ancora aspettando di poter sentire i due giovani che hanno denunciato l'aggressione, e che abbiamo convocato subito per chiarire l'accaduto - ha detto Scarpis -.

Solo dopo potremo farci un'idea precisa».

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