Con le ragazze faceva il protettivo: «Non andate in garage, è rischioso»

DUE FACCE I vicini sconvolti: «Sembrava così gentile» Il segretario del Pd romano: «Gli avrei affidato mia figlia»

Roma«Ce l’avevo qui sul pianerottolo, qui davanti, e oggi me lo trovo sui giornali. Dire che mi angoscia l’idea che uno stupratore abbia vissuto a pochi metri da me è il minimo». Maria abita in via Giulioli, al civico 22, periferia sud di Roma, a due passi da Cinecittà. Lo stesso indirizzo del 33enne Luca Bianchini, che da due giorni è a Regina Coeli. Per la polizia, che lo ha incastrato grazie al Dna e alle immagini di una fallita aggressione riprese da una telecamera di sorveglianza, Bianchini è responsabile dei tre stupri avvenuti a Roma negli ultimi mesi. Ed è sospettato per altre 15 violenze sessuali. Un caso di scuola di doppia vita.
Di giorno commercialista, pronto a dare una mano al padre amministratore di condomini, ma anche impegnato in politica, come coordinatore del circolo del Pd al Torrino. Di notte, incubo delle donne. Il filo conduttore per gli investigatori è il modus operandi: aggressioni col favore delle tenebre a donne che rientravano in auto nei garage condominiali. Quasi una cifra stilistica: il passamontagna nero in testa, un coltello per minacciarle, nastro adesivo per chiudere la bocca alle vittime. E un dettaglio inquietante è proprio sotto casa sua: il garage condominiale. «Ci diceva di non andare sole in garage se tornavamo tardi, “di sti tempi non si sa mai”, spiegava. Pure il consiglio, da che pulpito», racconta con tono sdegnato una signora rientrando a casa con le buste della spesa. Eppure dietro le porte degli altri cinque appartamenti della sua palazzina tutti lo ricordano come «insospettabile». «Diciamoci la verità - spiega affacciata a un balcone una donna - non è che con i vicini si parli molto al giorno d’oggi. Ma era un tipo riservato, gentile, nessuno si sarebbe aspettato una cosa come questa». «Lo vedevo alle riunioni di condominio, più che altro», spiega la dirimpettaia di Bianchini. «Era sempre cortese, per qualche mese è venuto a fare i lavori per l’appartamento, poi si è trasferito. Ogni tanto uscendo da casa l’ho incontrato, amici non penso ne avesse. Ma una volta ci siamo incrociati quando era con la sua fidanzata. Lei ogni tanto si fermava qui da lui, ma a stento l’ho vista in faccia». Di quel precedente tentativo di violenza di 13 anni fa, quando a salvarlo fu una perizia che lo definì temporaneamente incapace di intendere e volere, qui non sapeva niente nessuno. «E la vittima era la vicina di casa, mi vengono i brividi», sospira la vicina prima di sparire dietro la porta blindata.
Stessa storia al Torrino, al numero 12 di piazza del Sole, dove c’è la sede di zona del Pd. Al bar «Decò» il figlio del titolare, Roberto, parla con due amici sotto gli ombrelloni colorati. «Certo che lo ricordo, anche se non era un chiacchierone. Veniva spesso a prendersi un caffé, quasi sempre accompagnato da qualcuno, e se ne stavano al bancone a parlare di politica. Una persona normale, poco appariscente, sempre gentile». Così poco appariscente che pochi si ricordano di lui sotto i portici che ospitano il circolo del Pd, che oggi è sbarrato. Ma l’arresto non c’entra: la sede è aperta solo la sera e dal lunedì al giovedì. Il parroco si stringe nelle spalle: «Non so chi sia». Le tre parrucchiere «confinanti» con la sede del partito a stento lo riconoscono. «Non mi capacito che sia lui lo stupratore seriale, è una vicenda che lascia sgomenti», commenta invece Riccardo Milana, senatore e segretario romano del Pd, che per Bianchini era il politico di riferimento. «Lo conoscevo bene - prosegue - l’ho visto diverse volte e mai, mai avrei immaginato una cosa del genere». «Un uomo a due facce?», conclude il senatore: «Non lo so. Per me non aveva precedenti, non ne sapevo nulla. Era così insospettabile che se avessi dovuto lasciarlo solo a casa mia con mia figlia non avrei avuto un attimo di esitazione». Ottocento metri più a nord, stesso quartiere, c’è via Durban. Qui Luca abitava fino a poco fa con i genitori. E qui qualcuno ne traccia un ritratto diverso da quello del «ragazzo gentile». «Suo padre è un uomo autoritario, lo trattava male, lo metteva in soggezione: Luca ne era succube», spiega un vicino.

Qui l’hanno anche visto all’opera come collaboratore del padre, che ha amministrato il condominio per anni. «Di solito alle riunioni - racconta uno degli inquilini - era gentile come sempre, Luca. Ma alle volte diventava scostante. E soprattutto se attaccato diventava aggressivo».

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica