Ragazzina stuprata? Per qualcuno è colpa della «società»

Ancora una sentenza che definire vergognosa e scandalosa è poco: mi riferisco alla condanna rispettivamente a poco più di 11 anni e 6 anni dei due romeni a carico dei quali erano state contestate accuse gravissime quali sequestro di persona, violenza carnale, lesioni personali gravi e rapina ai danni dei due fidanzatini di quattordici anni. Non solo, uno di questi due criminali è stato condannato a 11 anni solo perché autore di un altro stupro. Tutto questo è assolutamente inaccettabile ed è necessario ribellarsi: a ciò concorre una legislazione penale ultragarantista, ma soprattutto l’attitudine di molti magistrati che di fatto sembrano collocarsi più dalla parte del reo che delle vittime. I cittadini perbene non ci stanno. Basta con queste sentenze, basta misure premiali, intervengano subito il ministro della Giustizia e il Parlamento per vietare in maniera tassativa qualsiasi beneficio nonché per vietare, sul piano processuale, il patteggiamento e il rito abbreviato nei confronti degli imputati di reati quali lo stupro, la rapina, l’estorsione e l’omicidio volontario.

Quella sentenza ha indignato perfino i dipietristi, ed è tutto dire, caro Rocco. Ora ci si aspetta che quanto meno le due bestie, Oltean Gavrila e Ionut Jean Alexandru, scontino fino all’ultimo giorno, fino all’ultima ora, la loro condanna. Ma ho paura che non sarà così perché se c’è qualcosa di alieno alla visione «democratica» della giustizia è la certezza della pena. Senza dire dei piagnistei politicamente corretti di quanti ritengono sempre e comunque eccessivi i rigori del carcere (Adriano Sofri, un nome a caso, ha recentemente lamentato che i cuscini forniti dall’amministrazione carceraria sono agucchiati non esattamente a regola d’arte ragion per cui le cuciture, orrore orrore, possono anche strappare qualche capello. Roba da Tribunale internazionale dell’Aia, presumo). Comunque, resta il fatto che in rapporto al delitto commesso la pena comminata alle due bestie risulti sorprendentemente lieve. E dubito, caro Rocco, che c’entri il rito abbreviato e il conseguente sconto della pena. Non è da credere che il pubblico ministero Vincenzo Barba non conosca il Codice di procedura e dunque bisogna pensare che i richiesti sedici anni e otto mesi per la prima delle bestie e i dieci per la seconda fossero già «scontati» proprio per uniformarli alla prassi del giudizio abbreviato. Entrambe le bestie hanno pertanto beneficiato di un doppio sconto e la ragione di ciò potrebbe esser cercata in un certo modo giacobino di intendere il ruolo del giudice. Che non si limita ad applicare la legge, ma ne fa uno strumento per ammaestrare il popolo e indirizzarlo sulla retta via. È la concezione etica dell’amministrazione della giustizia, la quale deve andare ben oltre il giudizio di merito e che comunque mira a escludere o a grandemente limitare la responsabilità personale a favore di quella collettiva, sociale. L’imbeccata viene, al solito, da Rousseau - padre di tutti i peggiori «ismi», giacobinismo e comunismo in prima linea - per il quale il cittadino non contando niente, di niente può essere singolarmente responsabile. Ciò che fa, nel bene e nel male, va addebitato alla società. A noi. Secondo questo modo di pensare Oltean Gavrila e Ionut Jean Alexandru hanno sì violentato una quattordicenne e riempito di botte il fidanzato, ma l’hanno fatto perché la società non li ha presi in cura accogliendoli coi guanti bianchi, non ha «dialogato» a sufficienza e non è andata loro in soccorso fornendo vitto e alloggio, mezzo di locomozione e un sussidio economico, visto che lavorare stanca.

Siamo noi, insomma, ad aver fatto diventare cattivi due teppisti intimamente buoni e di conseguenza noi siamo i primi responsabili dello stupro alla Caffarella. Ora, caro Rocco, non voglio sostenere che nel processo ai due romeni abbia prevalso questo spirito giacobino. Dico solo che sembra così.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica