Ragazzini alla carica, il pop non ha l’età

A 16 anni Justin Bieber domina la classifica Usa e Time inserisce Taylor Swift tra gli artisti che contano. E l’Italia (dove un diciannovenne ha vinto Sanremo) scopre voci sorprendenti. Come Christian Imparato

Ragazzini alla carica, il pop non ha l’età

Avanti così, via uno avanti l’altro e intanto l’età si abbassa. Sempre di più. I nuovi eroi del pop sono così giovani che di più non si può e poi uno dice che non c’è più rinnovamento. Negli Stati Uniti, per fare l’esempio più clamoroso, il sedicenne Justin Bieber, che per la verità è canadese, è in classifica con due album nei primi dieci posti e quello pubblicato per ultimo, My world 2.0, è stato al numero uno per quasi un mese. Un magazine popolare, People, l’ha messo in copertina con un «la popstar più grande del mondo» che è esagerato ma non troppo: in fondo questo ragazzino con la frangetta come Gianni Morandi ai bei tempi ha accumulato 162 milioni di spettatori sul suo canale di YouTube, ha più di due milioni e mezzo di amici su Facebook e quasi due su Twitter. L’altro giorno, durante una sua ospitata all’Overseas Passenger Terminal di Sidney, la polizia è intervenuta per calmare l’entusiasmo della folla: otto ragazzi sono finiti in ospedale e alcune dozzine sono state soccorse dai medici. Come i Jonas Brothers, come Demi Lovato, come i Tokio Hotel, Justin Bieber è uno dei fenomeni che lentamente, ma mica troppo, stanno cambiando il pop e, soprattutto, i suoi eroi. Più giovani. Ma più maturi. Soprattutto, il messaggio che arriva da questi ragazzi è, finalmente!, positivo, moderatamente conservatore, del tutto sganciato dalle apologie di sesso droga e rock’n’roll cui siamo stati abituati per decenni. Volendo, è anche meritocratico perché ciascuno di loro ha fatto la sua bella gavetta (compatibilmente con l’età) e sfodera doti vocali niente male. In Italia, Cristian Imparato ha fulminato tutti a Io canto su Canale 5, Federico Fattinger ha fatto commuovere anche Gerry Scotti a Italia’s Got Talent e, a Ti Lascio una canzone, Giovanna Perna ha mostrato uno charme vocale impressionante. Per tornare un po’ più in là, negli Stati Uniti, la neanche diciottenne Charice, una filippina piccola così che ha una voce da far impressione, sta per pubblicare il suo primo album dopo aver cantato in giro per il mondo (anche a Io canto e Ti lascio una canzone) e aver accumulato gli applausi di Celine Dion, Oprah Winfrey e Andrea Bocelli. E Taylor Swift, che ha addirittura vent’anni ma nel 2008 è stata la cantante che ha venduto più dischi in America, è appena stata inserita da Time tra «gli artisti che contano» insieme con, tra gli altri, Elton John e Prince. Va bene, il pop non è mai stata una musica per vecchi e ora si è soltanto abbassata un po’ l’età media. Ma si sono alzate le polemiche, spesso stucchevoli e quasi sempre pregiudiziali, di chi urla contro lo «sfruttamento» dei mini cantanti e il «raggiro» del loro pubblico. In realtà, tanto per restare dalle nostre parti, è quasi sempre stato così e nessuno ha mai trovato sospetti il debutto in tv a diciott’anni di Mina o i diciannove di Celentano e «His rock boys» al Primo festival del Rock and Roll a Milano. E via elencando, da Little Tony e Patty Pravo, tutti giovanissimi esordienti, tutti in balia dei propri sogni senza saperli distinguere dalle illusioni. Per carità, nessun paragone, figurarsi, tanto meno qualitativo o virtuosistico: è un semplice confronto anagrafico.

L’unica vera differenza è lo spirito tra le due generazioni, una idealista e avventuriera, l’altra più razionale e forse più didascalica. Ma l’impatto forzuto con la popolarità, quello, è sempre lo stesso, identico e perverso e alla fine unico metro per la sopravvivenza di un artista.

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