MilanoAltro che centro sociali e sinistra estrema. È una sinistra soffice, ben introdotta nei salotti che contano, quella che sta sbarcando a Palazzo Marino. È il partito di Repubblica quello che sta per insediarsi nei gangli vitali dellamministrazione milanese. Anzi, lo sbarco è già cominciato, perché il neosindaco Giuliano Pisapia, penalista di fama e garantista doc, è da molti anni lavvocato di Carlo De Benedetti e della sua Cir. A Palazzo di giustizia, Pisapia ha difeso in interminabili processi gli interessi della Cir e si è trovato ad attaccare come parte civile il grande avversario dellIngegnere: Silvio Berlusconi. È stato Pisapia a chiedere, per il Lodo Mondadori, risarcimenti astronomici alla Fininvest del Cavaliere.
Naturalmente Pisapia è stato sostenuto dai giornali dellIngegnere, a cominciare dallammiraglia del gruppo. Repubblica ha provato a tenere insieme le diverse anime della coalizione nello scontro con Letizia Moratti e con il berlusconismo, considerato una sciagura per il Paese. Ora la battaglia che Pisapia conduceva in tribunale si trasferisce sul piano politico e il quotidiano fondato da Eugenio Scalfari trova una sponda autorevolissima a Palazzo Marino.
Dunque chi pensava di vedere Milano in mano a estremisti tarati sullideologia più ideologica deve fare i conti con una realtà più sfumata. Si sa, la sinistra dovrebbe essere vicina alle fasce sociali più in sofferenza, ma intanto parte della nomenklatura rossa o arancione esce dalle fila di quella borghesia progressista che ha il suo specchio proprio nelle pagine di Repubblica. E che il quotidiano romano vuole modellare a sua immagine e somiglianza. Alla vigilia del voto decisivo, è stato un finanziere di peso come Francesco Micheli, uomo dalle mille vite e mille risorse, a promuovere nella sua splendida casa una cena ristretta per presentare il candidato Pisapia agli immobiliaristi che stanno trasformando lo skyline di Milano. Al party naturalmente cera Manfredi Catella, il patron di Hines, e con lui i vertici di Citylife, una delle più grandi operazioni immobiliari del dopoguerra in città. Cè un legame molto stretto fra il principe dei salotti Micheli, Catella e Salvatore Ligresti. Cè un blocco di potere che si candida a fare affari con la giunta Pisapia e che avrà in giunta Stefano Boeri, il suo quotatissimo architetto di riferimento. Boeri ha progettato il Cerba per Ligresti e il Bosco verticale per Catella. Boeri, il cui spessore professionale è fuori discussione, è ancora più di Pisapia parte di quellestablishment altoborghese che si esprime attraverso locchiale di Repubblica e che ha sempre combattuto Berlusconi sul piano politico, ma prima ancora su quello etico, antropologico e addirittura estetico. Boeri, il cui fratello Tito, economista, è editorialista di Repubblica, sarebbe stato punito da una parte della sinistra più intransigente per aver messo la sua firma a progetti che lala più celentaniana del popolo rosso, quella che vorrebbe una Milano uguale allerba della via Gluck, non digeriva. Così alle primarie gli è stato preferito Pisapia. Ma ora il trasversale architetto è stato recuperato e il sindaco dovrebbe affidargli una delega molto pesante: forse la cultura e gli eventi dellExpo di cui a suo tempo aveva elaborato il «concept plan». Così come un ruolo importante, lassessorato al Bilancio, avrà, con ogni probabilità, Bruno Tabacci, altro politico di lungo corso, gradito e coccolato da Repubblica per il suo antiberlusconismo senza se e senza ma. Tabacci, espressione del Terzo polo, porta in dote quellanima cattolica che, semplificando, ha il cuore che batte a sinistra. Quel mondo che in qualche modo si ritrova nelle prediche del cardinal Dionigi Tettamanzi e prima ancora in quelle di Carlo Maria Martini.
Le manovre di Pisapia per costruire la sua giunta proseguono. Potrebbero esserci colpi di scena e sorprese. Ma Tabacci e Boeri, rilanciato anche dalle oltre 13mila preferenze ricevute, dovrebbero essere sicuri.
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