Roma. Trasmettere gli atti al tribunale dei ministri. È quanto chiedono i cinque consiglieri di amministrazione della Rai (Giovanna Bianchi Clerici, Gennaro Malgieri, Angelo Maria Petroni, Marco Staderini e Giuliano Urbani), in merito allinchiesta aperta a loro carico dalla Procura della Repubblica di Roma con lipotesi di abuso di ufficio sulla nomina a direttore generale di Alfredo Meocci, ribadendo «lassoluta infondatezza dell'accusa per aver essi in ogni momento operato nel pieno rispetto delle leggi, dei regolamenti, e dellinteresse aziendale, e comunque ulteriormente e doverosamente confidando nel potere e dovere istituzionale di indirizzo e di controllo del ministro azionista, da lui esercitabile in via esclusiva anche attraverso leventuale ricorso a consulenti istituzionali». Per i cinque consiglieri, si legge in una nota, è «innegabile il ruolo decisivo svolto nel processo di nomina dal professor Domenico Siniscalco, allepoca titolare del dicastero dellEconomia e delle Finanze». Quale azionista della Rai, «il ministro Siniscalco ha infatti - osservano - tra gli altri suoi atti rilevanti, deliberato lintesa costitutivamente necessaria a norma di legge per la nomina del dg».
Pertanto, aggiungono i consiglieri Rai, «è assolutamente improprio ed inaccettabile» che Siniscalco «abbia assunto a propria difesa la minimizzazione del suo ruolo, asserendo che lintesa medesima avesse una valenza esclusivamente politica».Rai, cinque consiglieri tirano in ballo Siniscalco
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