Roma Si chiama La buona battaglia e il grande imbroglio, non ha vinto la festa del cinema di Roma ma ieri alla sua prima proiezione pubblica ha suscitato più entusiasmo di qualsiasi pellicola vista alla kermesse romana conclusasi venerdì. E se il titolo vi suona familiare no, non vi state sbagliando. Il cortometraggio (una quindicina di minuti di durata) proiettato ieri al Salone delle Fontane dell’Eur di Roma in occasione della convention «Ricostruiamo la destra di governo», organizzato dalla Destra di Francesco Storace, ricostruisce infatti la vicenda della casa di Montecarlo che Alleanza Nazionale ereditò da Anna Maria Colleoni (per la «buona battaglia» del titolo) e finita nelle mani del cognato del presidente della Camera Gianfranco Fini (ed ecco il «grande imbroglio»). «Fini tresca con i comunisti e si pappa Montecarlo», sintetizza con il solito stile icastico Storace al termine della proiezione. L’ex governatore del Lazio si chiede poi: «Cosa dirà domani (oggi, ndr) Fini a Perugia? È lui a dover fare chiarezza: se un leader di centrodestra prende applausi nel centrosinistra si deve chiedere dove ha sbagliato». Storace critica anche la presa di posizione del presidente della Camera sulla Rai: «È commovente sentirlo parlare dei partiti fuori dalla Rai. Peccato che non abbia saputo dirlo in tempo alla suocera e al cognato». E sul conflitto di interessi: «Fini dimostra, più che altro, un interesse per i conflitti».
Torniamo al film, piccolo evento della convention della Destra. Nel quarto d’ora di proiezione, seguita con grande attenzione dalle 3mila persone che affollano il Salone delle Fontane, nessuno scoop ma la ricostruzione della vicenda giudiziaria e soprattutto il racconto dell’indignazione di un’intera comunità: quella che nel 1999 era parte di An e quindi «comproprietaria» dell’appartamento di Boulevard Princesse Charlotte lasciato dalla nobildonna a Gianfranco Fini in quanto presidente di An e poi volatilizzato tra valutazioni risibili, società off-shore caraibiche e cognati rampanti.
Il film prende il via ricordando l’incontro a Monterotondo nel 1992 tra la Colleoni e Fini nel quale la donna per la prima volta promise la consistente eredità, che oltre alla casa monegasca contava anche «case, box, magazzini, terreni, titoli, soldi contanti» (vale la pena ricordare la risposta di Fini: «Ma lei cara signora, lei camperà cent’anni». Come indovino niente male: la donna morirà sette anni dopo all’età di 65 anni). Le immagini scorrono via tra la rabbia dei militanti di quella scheggia di fuoriusciti da An che sono rimasti fedeli al Pdl («Berlusconi oggi avrà capito ancora meglio che differenza c’è tra una destra leale e una controdestra», chiosa Storace). E che ora fischiano un Fini-Marchese del Grillo («Ma io so’ io e voi nun siete un c...») come il cattivo delle pellicole d’azione. E sperano ancora che i buoni trionfino, come accade in genere nei film che si rispettino. Il video rappresenta del resto una sorta di requisitoria per immagini, un riassunto delle motivazioni che sono alla base del ricorso che domani sarà presentato da Roberto Buonasorte, segretario romano della Destra, e dall’avvocato Marco Di Andrea, contro la richiesta di archiviazione da parte della procura di Roma dell’inchiesta sulla casa di Montecarlo. Ricorso approvato per acclamazione dalla folla degli storaciani.
La proiezione del film La buona battaglia e il grande imbroglio (visibile su youtube digitando http://www.youtube.com/watch?v=GSPCiJrntcA) è stato il momento clou di una convention celebrata all’insegna del tricolore, presente in tutte le salse nella grande sala, anche se costretto a cedere il passo più di una volta alla paccottiglia simbolica dell’estrema destra (croci celtiche e saluti romani). La standing ovation più convinta premia Donna Assunta Almirante, ma un lungo applauso se lo prende anche il sindaco di Roma Gianni Alemanno, che non risparmia una stoccata all’ex amico Gianfranco Fini: «Francamente ho qualche dubbio che Fli possa essere la vera destra. Ha più un’aspirazione centrista. Non credo che possa essere quella la vera espressione della destra italiana».
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