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Tra Rai e Sky un match al contrario

Un mese così non lo dimenticheremo mai. Con le chiacchiere a soffocare i gol. Peggio la Rai o peggio Sky? Mah, è davvero un gran bel match. Ilaria D'Amico è partita forte nel suo abito bianco insolitamente poco sexy; viene inquadrata Naomi Campbell in tribuna e lei gossipa ineffabile: «È molto amica di Nelson Mandela», con la certezza che lui, poveretto, non può smentire. Prima che cominci la cerimonia d’apertura c’è largo spazio per il cazzeggio. Si dibatte, per dirne una, sulle micidiali vuvuzelas. Oggi abbiamo imparato dal trio di superesperti presenti in studio, Paolo Rossi, Beppe Bergomi e Malù, che sono fatte di plastica. Ma in origine? La risposta arriva dall'assiduo frequentatore di safari Paolo Rossi. Dunque, spiega Pablito, per molto tempo venivano fatte con le corna del kudu, una sorta di antilope di cui si conosce ben poco, tanto meno dove porta l’accento. C’è il kudu maggiore e il kudu normale, pontifica Rossi, ormai lanciatissimo protagonista di di cinque minuti di irresistibile umorismo involontario. Alle solide argomentazioni di Sky risponde da par suo Raiuno. La cerimonia d’apertura è affidata a due poeti mancati, come Gianni Cerqueti e Marino Bartoletti, che hanno avuto la ferrea raccomandazione, peraltro del tutto superflua, di non tacere mai. Così tra l’imperversare delle trombette e le considerazioni a raffica è assolutamente impossibile ascoltare in santa pace le canzoni delle star (?) chiamate a esibirsi in mezzo al campo di Johannesburg. Quando poi irrompono anche gli aerei della pattuglia acrobatica sudafricana sai che goduria: dai teleschermi non arriva più manco più mezza nota. Purtroppo invece giungono le lezioni storiche di Fabio Caressa, che ci racconta come i contadini del diciottesimo secolo riuscirono a trovare una propria dimensione. E giù con percentuali di morti e feriti delle tante battaglie, spingendosi a suon di dati fino all’epoca vittoriana. Agghiacciante, in tutti i sensi. Parla di resistenza, Caressa, senza forse rendersi conto che anche quella del pubblico più disponibile è ormai allo stremo. «Sky Mondiale» è un tripudio di colori, uno spettacolo specialmente per chi ha la fortuna di avere l’hd. E ancora di più per chi ha avuto l’accortezza di spegnere l’audio. Cerqueti, beato lui, dalla postazione Rai non può ovviamente sentire il rivale Sky, che parla nello stesso momento. Ma per non restargli indietro, nè come storiografo, nè come inesauribile emettitore di sillabe, alcune anche legate tra loro, si lancia in rievocazioni così scolastiche da far perfino rimpiangere le sue telecronache calcistiche. Di tanto in tanto, in quell’incredibile delirio di rumori, si riesce a percepire il brandello di una canzone. Quasi un miracolo. E si sente Cerqueti, che in sussulto di piaggeria, mormora a Bartoletti: «Ma allora non sai tutto solo di Sanremo». Tre quarti d'ora dura la cerimonia, giusto il tempo di mezza partita: se gli occhi hanno avuto sicuramente la loro parte, non così si può dire delle orecchie, raramente sottoposte a una tortura tanto atroce. Cliccando sul telecomando, riecco Ilariona nostra alle prese con una vasta signora sudafricana, con costume variopinto e cappello a forma di scodella rovesciata: chissà l’invidia della regina Elisabetta. Mandela e la libertà, la libertà e Mandela, che zuppa infinita di democrazia. E che barba, con licenza parlando. Prima di Sudafrica-Messico si possono ascoltare, su Raiuno, sulle arruffate lezioni di tattica agli azzurri firmate Vincenzo D'Amico, che s’ingarbuglia un po’ tra consecutio e incursioni di Maggio. Mentre dall'altra parte Alessia Tarquinio intervista, idealmente sdraiata, Shakira. Concludendo testuale: «Siamo alte uguali».

Coraggio, volendo, un mese passa in fretta.

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