Rai, nuovo caso Travaglio Sotto tutela a Anno Zero

Giallo sul nuovo ruolo del video-editorialista nella trasmissione di Santoro: potrebbe essere ridimensionato o affiancato da un collega di centrodestra. E Minoli è sempre più vicino alla terza rete

Rai, nuovo caso Travaglio  
Sotto tutela a Anno Zero

Roma - Con l’autunno, le foglie che cadono e le prime rate del riscaldamento, ritornano anche i programmi della Rai. E sulla ripresa di Annozero e di Michele Santoro si è subito aperto un caso. Oggetto del contendere, la guest star della trasmissione, Marco Travaglio: ci sarà? Non ci sarà? Ci sarà ma dimezzato e affiancato da un altro opinionista, però filo Berlusconi?

Lo stesso Travaglio ha rassicurato ieri i fan: «So soltanto che sono stato confermato nella squadra di Annozero, come tutti gli altri anni». Ci sarà, dunque, anche se ancora non è chiaro come. E dal suo entourage, a scanso di equivoci, fanno sapere che tra il conduttore e il suo editorialista il rapporto «è di ferro». Tanto che, si racconta, Santoro avrebbe mosso pure gli avvocati (quelli che già gli hanno fatto vincere la causa che lo ha reintegrato in Rai) per tutelare la propria autonomia decisionale sul programma. E per difendere il contratto di Travaglio, che a ieri sera veniva però dato ancora «in via di definizione». Voci interne alla Rai malignano però che, in realtà, Santoro non avrebbe fatto esattamente le barricate per ottenere che il suo videoeditorialista avesse esattamente lo stesso ruolo e lo stesso spazio della scorsa stagione. Un ruolo e uno spazio che erano diventati talmente predominanti da oscurare un po’ il primato del conduttore, e da creare un fenomeno mediatico. Al centro delle polemiche (e delle letterine delle giovani fan) finiva più Travaglio che Santoro. E due primedonne sono troppe per una sola trasmissione.

Questo non vuol certo dire che Santoro, che è un volpone dell’audience, si priverebbe mai di uno che buca il video come il saccente Marco. Ma l’idea di farlo affiancare da un altro opinionista e battibeccare con lui potrebbe non essere del tutto sgradita, secondo gli stessi maligni Rai. Tanto che ieri Repubblica, denunciando il tentativo di commissariamento di Annozero, riportava una frase sibillina di Travaglio: «Nessuno mi ha detto niente, sono fermo a quest’estate quando Santoro mi ha detto che dovevo tornare ad Annozero. Oggi l’ho chiamato, ma il suo telefono era spento. Mi richiamerà».

Ma la questione Travaglio non è l’unica che si agita sul fronte della tv pubblica. Ieri, di fronte alla ridda di voci che davano in arrivo alla terza rete la coppia di lusso Minoli (Raitre)-Mentana (Tg3), e alle grida d’allarme del Pd di fede franceschinian-veltroniana, che vuole la riconferma degli attuali direttori Paolo Ruffini e Antonio Di Bella, è sceso in campo il presidente Rai Paolo Garimberti. «Le nomine non si decidono nei palazzi fuori dalla Rai, e nemmeno in comitati ristretti interni all’azienda», ha avvertito. Insomma, non sarà il direttore generale Diego Masi, magari in accordo con Massimo D’Alema (questa almeno è l’accusa che muovono dal Pd) a decidere di cambiare plancia di comando a Raitre: nuove eventuali nomine andranno «ampiamente discusse e condivise». E su Raitre l’ultima parola spetta al Pd, che scioglierà le riserve dopo avere definito gli equilibri congressuali.

Ma gli uomini di Franceschini addetti alla materia non si mostrano tranquilli: la candidatura di Minoli (ieri sera affiancato dal nome di Bianca Berlinguer per il tg)

continua a girare, e ad un professionista di quel calibro sarebbe difficile dire no gridando alla censura berlusconiana. «Se però il Pdl prova a forzare la mano, i nostri membri del Cda sono pronti alle dimissioni», assicurano.

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