La Rai scarica la grana talk show sui politici

AUDIZIONE Oggi il direttore generale della Tv di Stato Masi sarà ascoltato a San Macuto

RomaNiente Annozero e Ballarò. Almeno per ora. Il consiglio di amministrazione della Rai ieri ha confermato, a maggioranza, lo stop ai talk show di approfondimento politico. La riunione straordinaria, convocata d’urgenza dopo che il Tar aveva bloccato un analogo provvedimento dell’Authority Tlc riguardante le tv private, si è quindi conclusa con un mandato al direttore generale Mauro Masi affinché chieda lumi alla commissione parlamentare di Vigilanza sulla tv di Stato.
Quindi in tre ore e mezzo di «conclave» è andato in scena il solito siparietto del settimo piano di Viale Mazzini con i consiglieri in quota opposizione a chiedere l’immediato ripristino dei tribunali mediatici antiberlusconiani e quelli di maggioranza ad arginare gli attacchi. In realtà, la polemica si era rinfocolata dopo che il presidente dell’Agcom, Corrado Calabrò, in una lettera recapitata ieri in cda, aveva sostanzialmente avallato la ripresa delle trasmissioni sospese tra le quali anche Porta a porta e L’ultima parola.
L’editore di riferimento della Rai è, tuttavia, rappresentato dalla Vigilanza e dunque non si sarebbe potuto far altro che rimettersi alle decisioni di quest’ultima. Argomentazioni riprese anche nella lettera inviata ieri da Masi al presidente della commissione Sergio Zavoli. «Si avverte la necessità di rivolgere formale interpello alla commissione», scrive Masi, «affinché, a fronte delle pronunce del Tar del Lazio e della deliberazione presa dall’Agcom, assuma le eventuali determinazioni rimesse alla sua funzione politica di indirizzo». Cos’altro avrebbe potuto fare Masi se non «segnalare l’urgenza di una valutazione» e rassicurare sull’adempimento degli obblighi del servizio pubblico con la trasmissione delle tribune elettorali? E già questo pomeriggio il direttore generale sarà ascoltato a Palazzo San Macuto.
Quando a seguire le procedure è il centrodestra, però, è il centrosinistra a chiedere l’utilizzo di metodi sbrigativi. Lo aveva già fatto domenica scorsa lo stesso Zavoli ingiungendo al cda di decidere autonomamente e beccandosi i rimbrotti di Garimberti che comunque ieri ha votato «no» come i pd Rizzo Nervo e Van Straten e l’udc De Laurentiis. Il presidente ha lasciato trapelare soltanto il fatto di essere «amareggiato» sia per la divisione del consiglio che per la mancata ripresa dei talk show.
Le lamentele sono giunte, come al solito, dai consiglieri pasdaran. «Si tratta di una decisione dilatoria che non sana la forzatura di interpretazione del regolamento» della par condicio, hanno scritto in una nota congiunta De Laurentiis, Rizzo Nervo e Van Straten sottolineando che «la conferma della sospensione rende concreto il rischio per l’azienda di sanzioni». A parte, i due piddini hanno denunciato l’ennesima «limitazione della libertà di informazione» anche perché la linea del segretario Bersani è la seguente: «In un Paese moderno è assurdo spengere la luce».
È una declinazione più moderata del solito slang dipietresco al quale ormai manca solo di descrivere Viale Mazzini come un palazzo sordo e grigio da trasformare in bivacco per i manipoli del popolo viola. «Il cda della Rai - ha sentenziato il leader dell’Idv - è ormai un organo asservito alla maggioranza di turno. Bisogna toglierlo di mezzo prima o poi, come anche l’Agcom che è asservita alla politica». Marco Pannella ha rinunciato al consueto satyagraha e ha annunciato una denuncia per abuso d’ufficio e interruzione di pubblico servizio e frode nei confronti del cda e di Masi.
Anche se il Pdl con Maurizio Gasparri ha promesso una futura revisione della par condicio, la politica rischia di essere scavalcata su due fronti. I consiglieri in quota sinistra dell’Agcom (Sortino, Lauria e D’Angelo) hanno sollecitato la Vigilanza a rivedere il regolamento invadendo la sfera di competenza del Parlamento come sottolineato dal commissario in quota centrodestra Savarese.

Sull’altro fronte Giovanni Floris, sollevato dalle fatiche di Ballarò, andrà in tour per l’Italia come una Madonna pellegrina a concionare contro «il bavaglio», mentre Michele Santoro per il 25 marzo ha organizzato un evento web al Palasport di Bologna con l’appoggio dei soviet sindacali e dei soliti «indignati speciali».

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