Politica

«La Rai è un soviet» costa 260mila euro a Galan

Adalberto Signore

da Milano

Duecentosessantamila euro più diecimila di spese processuali. È questa la cifra da capogiro che sarà costretto a pagare il presidente del Veneto Giancarlo Galan, reo di aver accusato il tg regionale della Rai di essere un «soviet».
La vicenda risale al 2002, quando il governatore di Forza Italia portò avanti una «pesante» campagna contro l’informazione regionale accusata di evitarlo accuratamente. «Un esempio? Nel 2001 - dice al Giornale - presenziai all’apertura di un’oasi naturalistica e feci pure un discorso. Il tg regionale passò la notizia facendo bene attenzione a non citarmi. Nemmeno una parola». All’ennesima «censura», Galan apre le ostilità: ci sono «riunioni del comitato di redazione per decidere come tagliare fuori Galan dalle immagini e dai servizi»; il tg regionale «è un soviet» che «fa solo propaganda politica»; «mi basterebbe solo che nella sede veneta della Rai ci fossero dei giornalisti che facessero informazione».
E così, nel dicembre 2002, un vicedirettore e un caporedattore della Rai di Venezia denunciano Galan in sede civile e chiedono un risarcimento di 180mila euro ciascuno. Il giudice della terza sezione civile del Tribunale di Venezia Roberto Simone ha accolto le richieste di Giuseppe Casagrande e Roberto Reale concedendogli un risarcimento di 120mila euro ciascuno oltre a diecimila euro a titolo di riparazione pecuniaria ai sensi della legge sulla stampa. Il giudice ha invece respinto la richiesta del cosiddetto danno esistenziale (quello alla vita privata e di relazione) perché «non provato».
«Si dice che le sentenze non si commentano - replica Galan - e quindi parlerò d’altro. Dell’articolo 122 comma quarto della Costituzione, per esempio. Tutela la libertà d’opinione, cioè la libertà e l’autonomia di critica politica, un valore cui non intendo rinunciare. Un giornale la definisce una sentenza “senza precedenti”? Forse perché è la prima volta che parti essenziali della Costituzione vengono tanto palesemente ignorate? O è senza precedenti perché non ci sono precedenti di una condanna a una riparazione pecuniaria che ammonta a 260mila euro?». «È evidente - aggiunge - che ricorrerò in appello contro una sentenza secondo la quale avrei causato danno morale a due giornalisti della Rai di Venezia, uno dei quali era vicedirettore e tale è rimasto mentre l’altro nel frattempo è stato promosso a vicedirettore». «E comunque - spiega al Giornale - se l’offesa sanguinante è quella del soviet, allora viene stabilito per la prima volta in una sentenza che dare del sovietico a qualcuno equivale a dargli del criminale nazista. Se così fosse, sarebbe un notevole passo avanti per la democrazia».
Molte le reazioni, dal centrodestra e dal centrosinistra. Elisabetta Casellati, senatrice di Forza Italia e sottosegretario alla Sanità, si dice «sbalordita». «Ricordo che qualche anno fa - aggiunge - la Rai di Venezia fu accusata di violazione della par condicio a danno della Casa delle libertà e che dovette restituire il tempo scorrettamente sottratto al centrodestra nel corso della campagna elettorale». E pure il leghista Luca Zaia, vicepresidente della Regione Veneto, scende in campo a favore di Galan: «Quando ho avuto la notizia potete immaginare che salto ho fatto sulla poltrona. Questa sentenza, lasciatemelo dire, è a dir poco epocale. Se la legge è uguale per tutti, mi chiedo perché per gli amministratori che non godono dell’immunità parlamentare la giustizia utilizza un metro e per tutti gli altri, invece, la libertà d’opinione e il diritto alla critica sono salvaguardati». Galan, infatti, anche in sede processuale non ha mai negato gli attacchi ai giornalisti. I suoi legali si sono limitati a sostenere che un presidente di Regione gode dell’immunità al pari dei parlamentari per le opinioni espresse nell’esercizio delle sue funzioni.
E mentre dalla Margherita pure il senatore Nando Dalla Chiesa parla di «sentenza esagerata», dai Ds arriva la provocatoria polemica di Gloria Buffo e Giorgio Panattoni. «Siamo certi - dicono - che il nuovo dg della Rai Meocci vorrà non solo esprimere la sua soddisfazione per la vittoria ottenuta dai due validi professionisti del servizio pubblico ma anche predisporre le modalità per un immediato indennizzo professionale per il quale la Rai non avrà certo bisogno delle sentenze di un tribunale». «Un giochino disgustoso», la chiosa della Casellati. Parla di «vittoria della libertà», invece, l’Ordine dei giornalisti del Veneto. «L’azione legale di Casagrande e Reale - ricorda il segretario Andrea Camporese - nacque in un clima di pesante intimidazione da parte del governatore». Mentre per l’Usigrai, sindacato dei giornalisti Rai, è «una sentenza che premia la dignità professionale». Galan replica a stretto giro.

«Tanto tripudio sindacale - dice sarcastico - mi scuote e mi intimidisce».

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