Roma - Prima lo ha soltanto fermato. Adesso però lo ha definitivamente sconfessato. Per il Tar del Lazio il ministro dell’Economia, Tommaso Padoa-Schioppa ha sbagliato. Il licenziamento del consigliere Rai, Angelo Petroni, non è legittimo e dunque i magistrati amministrativi hanno confermato la sospensiva chiesta dallo stesso Petroni contro la sua revoca da parte dell’azionista ministero dell’Economia. La decisione definitiva dopo la sospensione del giudizio del 29 maggio scorso è stata presa dalla sezione terza-ter, presieduta da Francesco Corsaro. A questo punto è annullata la nuova assemblea generale della Rai che era stata messa in programma per l’11 giugno prossimo.
Perché i giudici hanno accolto la richiesta di Petroni? Perché, scrivono nel provvedimento, la vicenda legata alla sostituzione «di un componente del Consiglio di amministrazione della Rai è questione che per la sua complessità deve essere comunque affidata al giudizio di merito» mentre in questo caso «la sostituzione del ricorrente trae origine in ragioni palesemente extragiuridiche, che oltretutto costituiscono un continuum con quelle di eguale natura asserenti al metodo di scelta dei componenti del Consiglio di amministrazione della Rai, nelle quali il ministro, nella lucida analisi svolta innanzi alla commissione parlamentare, ha individuato la causa delle persistenti disfunzioni dell’organo collegiale, e non in fatti o comportamenti in una qualsiasi misura imputabili al ricorrente». Come a dire che non ci sono colpe specifiche da addebitare a Petroni e dunque non ci sono ragioni che possano giustificare il suo licenziamento.
Piena soddisfazione viene espressa dal centrodestra. Soprattutto perché fin dall’inizio della vicenda il portavoce di Silvio Berlusconi, Paolo Bonaiuti, vicepresidente della Commissione di Vigilanza Rai, aveva giudicato illegittima la scelta di Padoa-Schioppa. «Torno a chiedere come ho già fatto in Commissione di Vigilanza, su quale dispositivo giuridico il ministro abbia mai basato la procedura di revoca del consigliere Petroni - dice Bonaiuti -. Di fronte alla seconda smentita consecutiva del suo operato mi auguro di avere una spiegazione molto più convincente di quella fornita sul caso Visco-Guardia di finanza».
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