La Rai torna a Milano col treno dei pendolari

Contratto con il Pirellone per rafforzare il legame col territorio

Gianandrea Zagato

Non è una fiction, la Rai torna a Milano. Sette sono le nuove produzioni che saranno realizzate all’ombra della Madonnina, dove nel 1953 è nata la televisione pubblica con la prima trasmissione sperimentale mandata in onda dalla sede di corso Sempione. Legame che, ammettono i vertici di viale Mazzini, in questi anni si era spezzato e che, adesso, è giusto recuperare non solo per incrementare gli ascolti ma pure per non dare un’immagine parziale del Paese.
Il bentornato alla Rai è un successo firmato dalla Casa delle Libertà: «È una nostra vittoria» spiega il presidente della Regione, Roberto Formigoni. «Credo che ci fossero tutte le ragioni perché la Rai pensasse questi impegni (la produzione di fiction, ndr) nei confronti di Milano e della Lombardia» aggiunge il Governatore sicuro che «con l’attenzione al territorio viene reinterpretato il ruolo del servizio pubblico». Come dire: è il «federalismo della comunicazione» che, auspica il presidente della Lombardia, possa concretizzarsi pure «con la firma del contratto di servizio tra la Rai e le Regioni, magari con la Lombardia a fare da capofila, come occasione per ripensare in maniera globale e innovativa il rapporto Rai-territori».
Speranza del domani, dopo «esserci sentiti un po’ abbandonati» commenta Letizia Moratti. Soddisfazione del sindaco di Milano che valuta «positivamente» il ritorno della Rai «con l’impegno serio di una fiction di lunga serialità, che racconta le persone e le eccellenze della nostra città». Giudizio di chi - come ex presidente dell’azienda pubblica dal 1994 al 1996 - ben sa che «la Rai può così attingere ad un patrimonio di competenze professionali e ad un tessuto produttivo estremamente ricco».
Leit motiv che si ritrovano non solo in tutti i virgolettati degli esponenti della Cdl ma anche in quelli dei vertici Rai: «Siamo felici di essere a Milano per l’originalità e la modernità di questo territorio» (Claudio Cappon, direttore generale Rai); «È importante il lavoro che possiamo fare per ridurre un certo gap sulla conoscenza che gli italiani hanno dell’Italia» (Claudio Petruccioli, presidente Rai); «Produrre a Milano dà valore e identità al prodotto, certe cose si possono fare solo qui» (Agostino Saccà, direttore Rai fiction). Apprezzamento, quest’ultimo, che negli ultimi tre anni si è tradotto in un aumento (dal 12 al 47 per cento) della produzione in salsa meneghina rispetto a quella romana scesa dall’82 al 52 per cento. E pure con incremento nel prime time da Milano, passato dal 10,9 del 2002 al 42 per cento di oggi. Percentuali di un progetto ambrosiano che, chiosa il presidente Rai Claudio Petruccioli, «va al di là della nostra scadenza».


E la prima occasione è «Andata e ritorno» striscia quotidiana di dieci minuti per duecento puntate, con protagonisti sei pendolari che su un treno si raccontano di tutto e di più. Istant comedy con copione firmato da tre allievi della scuola lombarda di cinema. Altra ciliegina sulla torta per il ritorno della Rai a casa sua, a Milano.

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