Raikkonen regala la pole a super Hamilton

Raikkonen regala la pole a super Hamilton

nostro inviato a Silverstone

In centocinquantamila uniti ad applaudire quel prodigio saputello di Lewis Hamilton. Un tripudio di Union jack e magliette e cappellini che brillano e vibrano nel rendere omaggio a colui che sir Frank Williams ha appena definito «un essere sovrumano». Lewis è di nuovo davanti a tutti, terza pole dell’anno, la quinta della McLaren-Mercedes e questo manda in estasi i sudditi di Sua Maestà che non sognavano dal 1996, con Damon Hill. Fu lui l’ultimo a vincere il Gp di casa, l’ultimo britannico a diventare campione del mondo. «Io ero piccolo – ricorda Hamilton –, però quell’anno conquistai il mio primo campionato inglese di kart e come premio mi fecero incontrare proprio Damon. Fu bello, mi spronò... Però il mio idolo è sempre e solo stato Ayrton Senna». Come dire che Hamilton ragiona in grande, mica ha tempo di paragonarsi alle meteore della Formula 1.
Imperturbabile come sempre, incassa gelidamente Kimi Raikkonen. Aveva la pole in pugno, l’ha gettata letteralmente nell’erba all’ultima curva: «La verità è che ho sbagliato e mi dispiace tantissimo: sono arrivato largo e con le ruote fuori dal tracciato; così ho perso aderenza e giri del motore». Il senso della giornata rampante – storie di spie a parte – sta proprio nell’occasione persa dal nordico e nei distacchi minimi fra i quattro duellanti di questo mondiale, visto che l’ultimo di loro era Felipe Massa (quarto) a neppure tre decimi dal pole-man: «Ho avuto problemi in una curva, altrimenti sarei andato meglio, la gara è lunga, le strategie faranno la differenza e io ho caricato più benzina, quindi...».
Il pieno è anche l’unica consolazione di Fernando Alonso. L’iberico è apparso in forma come sempre ma scuro in volto come mai. Colpa di Hamilton per l’ennesima volta (la quarta di fila) davanti a lui: «Mi dispiace non essere davanti a tutti, però parto almeno dal lato pulito della pista e credo di poter fare subito alcuni sorpassi. Perché questa gara, io, la voglio vincere». E visto che ad Hamilton i giornalisti inglesi avevano appena riferito i complimenti di Williams («sovrumano»), un inviato spagnolo ha pensato bene di chiedere: «Lei Alonso, che invece è solo umano, in mezzo a questa festicciola tutta inglese, pensa di poter combattere davvero per tutta la gara contro il suo compagno?». In questo festival del campanilismo, Alonso ha sorriso: «È una domanda difficile, vediamo che cosa succede in gara. Diciamo che in qualifica non ho avuto una giornata facile, ma di certo farò di tutto per vincere».
E dovrà far molto. Perché Hamilton si sta ormai rivelando un fuoriclasse in pista e fuori. Per esempio: «Dentro il casco ho gridato per la felicità, ho gridato più forte della folla fuori, sugli spalti, che mi spingeva e spronava. Che cosa urlavo? Non ve lo dico, tanto più che avevo spento la radio per non farmi sentire». Per esempio: «È stato difficile, in questi giorni, accontentare tutte le esigenze degli sponsor, sapere sempre che cosa dire a questo e quello, però io ho un grande equilibrio, riesco a non avvertire la pressione, amo far felici i tifosi, amo sentire il loro appoggio e leggere le scritte su di me... Ricordo quando i piloti, da ragazzino, mi respingevano: ecco, io voglio essere diverso con i tifosi».
Dunque un Hamilton incredibile, sovrumano, perfetto, diplomatico, che si coltiva i sostenitori e non sbaglia quando guida. O meglio, per la prima volta si è saputo che una sciocchezza al volante l’ha commessa. È accaduto diverso tempo fa, ma il testimone l’ha svelato solo l’altroieri. Si chiama Matt Denton, ha 36 anni, è un manager: «Sono un appassionato di motori – ha raccontanto –, ma quel ragazzo non era ancora famoso. Ero in autostrada, ho rallentato e un giovane su una Smart mi ha tamponato. Che botto. Io stavo bene ma lui era scosso... Per fortuna l’air bag l’aveva protetto.

Sul carro attrezzi che ci riportava in città mi ha raccontato di essere un pilota, mi ha detto che stava tornando da un allenamento... Poi, ad un certo punto, l’ha ammesso: “Mi dispiace tanto, ho sbagliato io, mi ero proprio distratto”». È quel che attendono le Ferrari e soprattutto il povero Alonso.

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