Raikkonen, zitto, zitto ma vincente

U n anno zitto zitto, quatto quatto. E zitto, per Kimi Raikkonen, non è solo un modo di dire, bensì uno stile di vita. Quando è arrivato in Ferrari, al di là delle presentazioni, delle strette di mano, dei sorrisi fotografici, appena si spegnevano i motori quasi non ci si accorgeva di lui. Il team era equamente diviso fra chi ne apprezzava la tranquillità e chi si poneva qualche interrogativo, abituato com’era all’onnipresente Schumi.
Zitto zitto, Kimi Raikkonen è riuscito però a conquistare la fiducia di tutti. Come ha fatto? Ha studiato e mandato a memoria il grande libro con le regole rampanti. Con semplicità, senza chiedere o rompere le scatole con lamenti e voglie da prima guida, soprattutto evitando di paragonarsi al grande tedesco di cui aveva appena preso il posto.
Così, zitto zitto, l’algido finnico si è messo in tasca il primo mondiale del dopo Schumacher; soprattutto, si è messo in tasca il titolo all’esordio con la Ferrari. Cosa riuscita, in passato, solo a Fangio e Scheckter, mica a un pincopalla qualsiasi.
Zitto zitto ha poi conquistato anche la simpatia di tutti gli uomini di rosso vestiti.

Dal primo all’ultimo, tant’è che il presidente Montezemolo, alla cena di Natale, ha più volte sottolineato la simpatia innata del ragazzo.
Perché, zitto zitto, Kimi è pure molto furbo. Silenzioso. Ma solo con la stampa.

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