Controcultura

Ralf Rothmann e le forme (mutanti) dello scrivere

Ralf Rothmann (Schleswig, 10 maggio 1953) è scrittore, poeta e drammaturgo. Dopo i romanzi "Morire in primavera" (2016) e "Il dio di una estate" (2019), l’editore Neri Pozza propone ora i racconti di "Hotel degli Insonni"

Nel romanzo Morire in primavera, primo libro di Ralf Rothmann a essere pubblicato in italiano (Neri Pozza, 2016 - tre anni dopo seguì, per lo stesso editore, Il dio di una estate), i protagonisti principali sono due fratelli arruolati a forza nelle Waffen-SS. Uno dei due diserta, e nel plotone d'esecuzione che lo uccide c'è l'altro. Anche in questa nuova raccolta di racconti dell'autore tedesco nato a Schleswig il 10 maggio 1953, Hotel degli Insonni (ancora Neri Pozza, traduzione di Enrico Arosio) il tema dominante sono i rapporti familiari, di sangue, sudore e lacrime, pur se non con la plumbea e tragica intensità di quel fratricidio.

Emilia e David, i fratelli musicisti del primo degli undici racconti, Noi in mezzo ai giunchi, sono molto legati, con lui a svolgere funzioni quasi paterne nei confronti di lei, fragile nell'anima e nel corpo. E se qualcosa si rompe, è soltanto la corda del violino di Emilia. Il classico imprevisto che introduce una rapida concatenazione di eventi (esterni e interni alla psiche della donna). Il montaggio a frammenti, come cocci di una vita piena di vuoti, rafforza la scrittura introspettiva. Uno dei tanti registri narrativi in possesso di Rothmann.

Ad esempio, ecco la storia che dà il titolo al libro, Hotel degli insonni: di fatto, un romanzo storico concentrato. E concentrazionario, come la Lubjanka, l'hotel moscovita deputato dal regime staliniano all'eliminazione dei nemici del popolo. È il boia del Nkvd, Vasily Blokhin, a reggere la prima persona («di notte me ne stavo sdraiato su quelle lenzuola inamidate come una vecchia volpe che ascolta il batticuore dei topi sotto la neve»). Il suo faccia a faccia con Isaak Babel', l'autore di L'armata a cavallo, è lo scontro fra la logica dell'arte («La letteratura non porta avanti una tattica, compagno maggiore; dev'essere sincera») e quella del dovere, in base a cui Blokhin dice che sì, se fosse stato necessario avrebbe eliminato persino Cechov, il suo scrittore preferito.

In Geronimo la passeggiata di un papà e del suo figlioletto, funestata da un brutto incontro, mette l'uomo di fronte alle proprie lacune di genitore. In Passerà anche questa la (dis)educazione sentimentale di una bimba maltrattata dalla madre è scandita da rapidi balzi in avanti nel tempo, in una sequenza di quadri a tinte fosche. In Costellazione degli Idioti, con la scombiccherata troupe che nel 1981 sta girando un film sul Muro di Berlino con un muro di cartapesta piazzato vicino a quello vero, Rothmann si concede persino una variante comica, e in Notte nel deserto accarezza il thriller in un Messico dove i cattivi (o presunti tali) si rubano la scena a vicenda, mentre in Un lieve fremito al cuore si prende beffe di un artista che ama dire «La memoria è il mio mestiere» e viene tradito proprio dalla sua memoria durante una digressione del viaggio di ritorno da una mostra...

Ma chi spicca, in questo campionario umano, è Egon, l'uomo delle pompe funebri di La vodka dell'impresario. Ce lo racconta il suo dipendente Reinhold. Egon beve da sempre. Si può dire che beva da prima di nascere, per il dolore d'essere nato orfano. «Era ancora nella pancia della mamma quando suo padre, a poco più di vent'anni, era finito sepolto nel crollo di una miniera, alla Zeche Nachtigall». Un giorno Egon e Reinhold si recano proprio a una miniera, la Zeche Hamiel, dove «È venuto giù qualcosa, e due son rimasti sotto, pare. Speriamo di non smerdarci il carro», dice il primo. Ma perché i cadaveri sono dodici? E come mai sembrano mummificati? Le miniere Nachtigall e Hamiel sono vicine, e tutte le miniere sono l'Oltretomba in Terra e l'Oltretomba non fa prigionieri.

Egon vi si arrende dopo due bottiglie di vodka.

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