Ramadan nel tendone De Corato: «La moschea? A Milano non c’è posto»

Stavolta non sono i centri islamici a chiedere un luogo di culto alla vigilia del Ramadan. È lo stesso prefetto di Milano Gian Valerio Lombardi ad ammetterlo: «Dopo l’estate una delle questioni da risolvere sarà quella del luogo di culto dei musulmani». Ma il vicesindaco non gradisce, e risponde bruscamente al responsabile dell’ordine pubblico: «Un’area? La cerchi lui. A Milano non c’è e non serve». Dentro il Pdl, però, emergono anche sensibilità diverse.
Fra due o tre giorni (dipende dalla luna) inizia il mese sacro, e anche quest’anno la prefettura è intervenuta per trovare una sistemazione ai fedeli di viale Jenner, al teatro Ciak di via Procaccini. Una soluzione che Lombardi non ritiene prolungabile all’infinito, se è vero che ieri ha dichiarato che «un luogo di culto è una cosa che alla ripresa bisognerà risolvere, ovviamente con tutte le garanzie». «Per quest’anno abbiamo risolto - ha spiegato - però credo che qualcosa si debba fare, anche per evitare possibili tensioni: i tempi sono maturi per trovare una soluzione».
Una dichiarazione che ha riaperto i giochi. In effetti il vicesindaco ha risposto seccamente: «Una moschea a Milano non c’è, e non c’è nemmeno necessità». «Se lui dice che c’è bisogno - ha detto il vicesindaco al prefetto - si trovi l’area. Non c’è nessun luogo nel piano di governo del territorio. Se lo trova faccia lui, ma deve convincere il suo capo, il ministro dell’Interno Roberto Maroni, e il partito del suo ministro, la Lega, e penso che sarà una discussione complicata». «Allo stato attuale - ha concluso - non ci sono spazi. E non ce n’è bisogno», perché «i 5mila che pregano sui 50mila musulmani che sono a Milano pregano al Palasharp, o in via Quaranta».
Linea ancora diversa quella della Lega. Per il capodelegazione in Regione Davide Boni la priorità è chiudere viale Jenner e gli altri centri «non idonei». E se il Comune davvero vuole trovare un’area per la preghiera «la individui - dice il leghista - non spetta alla Regione o al prefetto».
Nel Pdl ci sono posizioni diverse. L’assessore regionale Stefano Maullu dichiara che «la moschea non è una priorità». E anche Carlo Fidanza chiede delle precondizioni ai musulmani. Ma c’è anche una posizione favorevole alle istanze islamiche. Per il presidente del Consiglio comunale Manfredi Palmeri il piano di governo del territorio sarà «un’occasione per fare chiarezza». Si dichiara «d’accordo con il prefetto e con il sindaco» anche il capogruppo comunale Giulio Gallera, che definisce «protoleghista» la linea di De Corato: «Non possiamo nascondere la testa sotto la sabbia - riflette Gallera - e io ho la sensazione che sia questa la posizione maggioritaria dentro il gruppo. Lo verificheremo perché ho intenzione di attivarmi col gruppo e la delegazione di giunta, perché è necessario e doveroso individuare un luogo, ovviamente idoneo e rispettoso di tutte le condizioni».
Intanto il direttore del centro islamico Abdel Hamid Shaari incalza: «Se non si impegnano il sindaco e la giunta continueremo ad essere qui. Aspettiamo tempi migliori, o che qualcuno in Comune si renda conto che un luogo di culto è diritto costituzionale dei cittadini». «Noi non vogliamo qualcosa gratis - ha aggiunto Shaari -. È che solo il Comune può prendere la decisione tecnica. Aspettiamo che lo facciano».

La richiesta al Comune è quella di indicare un’area in cui è possibile avere un luogo di culto. Una legge regionale, infatti, impedisce il cambio di destinazione d’uso in luoghi di culto se non in zone identificate dal Comune.

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