Il rancore degli ex Dl mollati dai «fratelli» del Pd

RomaCi mancava solo il blitz della Guardia di Finanza al Senato, che ieri ha per un attimo fatto rivivere in Parlamento i tempi cupi di Tangentopoli.
Nei fitti capannelli di deputati della (ex) Margherita non si parlava d’altro. «Una azione dimostrativa ma inutile, visto che se fossero andati alla sede centrale della Bnl avrebbero avuto subito tutte le carte», notava Paolo Gentiloni. «Tanto più che ora con i provvedimenti di Monti l’Agenzia delle entrate ha a disposizione i conti correnti di chiunque, non c’è bisogno di fare blitz al Senato», sottolineava Antonello Soro. Amarezza e preoccupazione, e anche irritazione per come i Ds e il Pd hanno scaricato tutto sulle spalle dei soli Dl, affrettandosi a prendere le distanze dal partito fratello e dai suoi guai.
«Il Pd non sa nulla e non c’entra nulla, è nato senza patrimoni e senza debiti altrui», dice Pier Luigi Bersani. E a chi gli ricorda il caso Penati, come fanno in molti dalla Margherita, il segretario Pd replica secco: «Penso solo al Pd, le calunnie non le leggo nemmeno: passo tutto agli avvocati per le querele».
Ma il Pd è attraversato da un’antica scia di rancori che ad ogni «caso» si riattizzano. Tanti tra gli ex Ds non hanno dimenticato, ad esempio, il modo plateale con cui la presidente del Pd, Rosi Bindi, scaricò Penati quando arrivò l’avviso di garanzia, assicurando che l’uomo, «per ragioni politiche» ovviamente, non le era mai piaciuto, e, maramaldeggiando un po’ sui compagni di partito: «Quando noi e loro (i Ds, ndr) abbiamo deciso la comunione dei beni, pensavo che ci fossimo detti tutto. Se c’è ancora qualcosa da chiarire, spero venga fatto in fretta». Ecco, ieri tra i parlamentari ex Ds veniva rievocata quell’intervista agra della Bindi alla luce del caso Lusi: «Ora vorrei dirle: cara Rosi, forse avevi ragione e non ci eravamo detti proprio tutto. Cominci tu?», ironizzava un deputato toscano.
Sull’espulsione express iniziano a trapelare i dissensi. Luigi Lusi annuncia che ricorrerà al tribunale civile contro la decisione della Commissione di garanzia del Pd: «Avrebbero dovuto perlomeno ascoltarmi. E invece nessuno lo ha fatto. Avrebbero fatto una figura migliore». È amareggiato, il senatore (che ieri si è dimesso dalla Giunta per le immunità), per il modo in cui è stato trattato dal partito: quella cacciata su due piedi è «un colpo al cuore». Il senatore ex Ppi Lucio D’Ubaldo dice pubblicamente quello che molti notano in privato: «L’espulsione è fuori da ogni logica e in violazione dello Statuto, che la prevede solo dopo la condanna definitiva e solo per mafia, stragi o terrorismo». E, soprattutto, «nel Pd si usano due pesi e due misure, a seconda delle famiglie politiche». Lusi espulso in 24 ore, Penati solo «sospeso».
Intanto da ieri il sito della Margherita, che fino a pochi giorni fa era funzionante, è stato praticamente oscurato: tolti tutti i contenuti, è rimasto solo il logo a galleggiare nel vuoto. Gli ex Dl si sentono nel mirino, e non trovano gran solidarietà tra i compagni di strada.

Lusi avrà pure fatto uso indebito di una parte dei fondi, ma quei soldi erano destinati alla politica: «E se i Ds si fanno le fondazioni e blindano il loro patrimonio immobiliare affittandolo al Pd va bene, se Forza Italia o An o l’Asinello o Sel pagano l’iniziativa politica col finanziamento pubblico pure, ma se lo fa la Margherita allora puzza di furto? Noi non ci stiamo, a questo polverone», si sfoga (anonimamente) un dirigente importante del partito.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica